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Dal cassonetto giallo al negozio etico. Ecco come funziona il riciclo degli abiti

where Rho (Milano) when Gio, 17/10/2024 who roberto

e-gazette ha visitato il nuovo Textile Hub di Rho: un polo di lavoro, riciclo e solidarietà. Che parte dagli scarti e arriva fino alla Scala
di Matteo Cislaghi

Tutti, almeno una volta, abbiamogiuseppefinocchiarodireteriuse.jpg lasciato un maglione o un paio di pantaloni usati nei “cassonetti gialli” della solidarietà. Per scoprire come vengono gestiti questi numerosi rifiuti abbiamo visitato il Textile Hub di Rho, in provincia di Milano, il più importante centro di riciclo di scarti tessili (abbigliamento, scarpe, complementi di arredo) d’Italia. Dopo una prima fase di test, il Textile Hub è da qualche settimana in piena operatività, con una preziosa integrazione tra tecnologia e fattore umano, grazie alla quale promette di trattare fino a 20mila tonnellate all’anno di scarti. Qui sono impiegate persone svantaggiate che provvedono a raccogliere e selezionare i vestiti dismessi per una prima lavorazione.
 
Differenziare il tessile è obbligatorio: lo sapevi?
Perché il riciclo delle fibre tessili è così importante? «Nei prossimi anni l’immesso al consumo aumenterà del 60% e l’Europa approverà all’inizio del 2025 una nuova direttiva per arrivare a una raccolta differenziata del 40% entro il 2035», spiega Alberto Canni Ferrari, responsabile del consorzio Erp Italia Tessile, che insieme a Giuseppe Finocchiaro, coordinatore della Rete Riuse (il sistema di cooperative sociali promosse dalla Caritas Ambrosiana, Caritas Diocesana Brescia e Caritas Diocesana Bergamo), “anima” dell’Hub di Rho, ci ha fatto da guida durante la visita. Dal 2022 in Italia la differenziata del tessile è obbligatoria, ma ancora non esistono numeri precisi sull’effettivo riciclo. Complici da un lato l’alto tasso di abusivismo nel settore (che pure è sottoposto a un rating di legalità) e, dall’altro, il fatto che molti condomini non si sono ancora attivati con un bidone dedicato. «Fidatevi solo se vedete il logo della Caritas sul cassonetto giallo», è il consiglio di Giuseppe Finocchiaro.
 
La nuova normativa
L’implementazione della normativa Epr (responsabilità estesa del produttore) nel settore tessile è dunque imminente, pronta a rivoluzionare un comparto con un forte impatto ambientale. In Europa oltre il 78% dei rifiuti tessili finisce in discarica o viene incenerito (più di 5 milioni di tonnellate). In Italia i passi avanti da compiere sono ancora più importanti: oggi, infatti, viene raccolto soltanto il 10% circa del totale immesso al consumo. Inoltre, il consumo di prodotti tessili si colloca al terzo posto nel mondo per utilizzo di acqua e suolo. Per raggiungere i traguardi fissati dalla Ue il ruolo dei consorzi sarà cruciale, poiché dovranno diventare facilitatori del sistema di raccolta, riutilizzo e riciclo, permettendo, tra l’altro, la generazione di nuova materia prima seconda. Un approccio già applicato con successo nella gestione dei raee (i rifiuti elettronici), pile e accumulatori, il settore dove lavora da circa vent’anni lo stesso consorzio Erp (European recycling platform, dal 2014 parte del gruppo Landbell).
 
Dentro l’Hub
Ma come funziona il percorso di selezione e riavvio alla vendita degli abiti? «Prima di tutto viene effettuata una disinfezione dei materiali attraverso l’ozono e, solo successivamente, una prima separazione/filtro», ci spiega Giuseppe Finocchiaro. In Lombardia, Rete Riuse è presente attraverso 2.611 cassonetti gialli distribuiti sul territorio cittadino, con un sistema finalizzato a una nuova immissione sul mercato degli abiti gettati. I fondi derivanti da queste attività vengono poi utilizzati per finanziare progetti di solidarietà. Solo nel 2023, Rete Riuse ha recuperato 14.578 tonnellate di rifiuti tessili su un dato nazionale di 160mila tonnellate.
«Tutto il materiale che entra al Textile, se è nelle giuste condizioni, viene rivenduto tramite i nostri negozi etici (la rete è quella della onlus Vesti Solidale, ndr), tranne lo scarto indifferenziato, tra il 3 e il 5%, che finisce in discarica. Poi c’è la materia prima seconda, che viene avviata al mercato per il riciclo», approfondisce Finocchiaro. Quella che qui all’Hub chiamano “crema” è il top del rivendibile: ci trovi perfino capi firmati in ottimo stato. Gli addetti, con occhi e mani esperte, toccano, analizzano, selezionano. «Qui non ci sono volontari», tiene a precisare Finocchiaro, «tutti lavorano con i contratti collettivi nazionali».
Non solo. All’interno del Textile Hub c’è anche una sartoria sociale, dove un gruppo di ragazze, con storie complesse alle spalle, assembla e cuce partendo dai materiali di scarto. E lo fa con successo. Di recente, il Teatro alla Scala di Milano ha commissionato alla sartoria sociale di Rho gli abiti per uno spettacolo: tutti confezionati a partire da materiali che per qualcun altro erano spazzatura.
 
Per ulteriori informazioni: https://www.reteriuse.it e https://erpitaliatessile.it/

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