Fashion second hand effect, meno 8mila tonnellate di CO2 grazie alla compravendita di abbigliamento e accessori usati
Abbigliamento e accessori sono al secondo posto tra gli articoli second hand più venduti online nel 2020
Acquistare second hand è un gesto ormai sdoganato, in linea con le tendenze d’acquisto più recenti, sempre più sostenibili. Con 23 miliardi di euro generati nel 2020, la second hand economy si conferma tra i comportamenti sostenibili più diffusi degli italiani (54%), al terzo posto dopo la raccolta differenziata e l’acquisto di lampadine a LED. Gli italiani sono sempre più propensi ad affidarsi all’usato, anche per vendere quello che non indossano più, all’insegna del decluttering e del riuso, tanto che al secondo posto tra gli articoli second hand più venduti online ci sono Abbigliamento e Accessori.
Abbigliamento e accessori
Una pratica che coinvolge tutti i settori e che ormai si è affermata anche nella moda, tra la gioia del recupero e la voglia di rendere il proprio guardaroba più sostenibile. Nei primi 6 mesi del 2021 la categoria Abbigliamento e Accessori di Subito è stata visitata mediamente da 2 milioni di persone al mese, che hanno effettuato oltre 13 milioni di ricerche.
Le ragioni del boom della moda second hand sono diverse: di certo porta vantaggi economici, perché optando per l’usato si possono trovare abiti di qualità o di marca a prezzi più convenienti, ma è anche un modo per trovare capi unici e pezzi vintage in un bacino più ampio e rendere il proprio guardaroba originale. Ma ci sono anche motivazioni etiche e legate alla sostenibilità: comprare un capo pre-loved significa evitare potenzialmente la produzione di un capo nuovo e allungare la vita ai vestiti già esistenti, che altrimenti finirebbero in discarica, alimentando così il volume dei rifiuti e i costi ambientali legati al loro smaltimento.
Metodo LCA
La second hand ha quindi un impatto diretto e misurabile a livello ambientale, quantificabile con il metodo LCA (Life Cycle Assessment) sia in termini di emissioni di CO2 sia di risparmio di materie prime. Con questo metodo, la ricerca Second Hand Effect 2020, condotta dall’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL) per Subito, piattaforma n.1 in Italia per vendere e comprare in modo sostenibile con oltre 13 milioni di utenti unici mensili, ha calcolato che grazie alla vendita di quasi 26 milioni di oggetti su Subito è stato possibile raggiungere un risparmio di 5,4 milioni di tonnellate di CO2. Un dato che corrisponde all’azzeramento dell’impatto ambientale di 740.000 italiani, o ancora al blocco totale del traffico di una città come Roma per 16 mesi!
Lo shopping che fa bene all’ambiente
Tra le categorie che generano un maggior “Second Hand Effect” quella di Casa&Persona, che comprende anche l’abbigliamento, è la seconda più importante in termini di valore con 461.517 tonnellate di CO2 risparmiate. Prendendo in considerazione la categoria Abbigliamento e Accessori, si calcola che grazie alla compravendita di oltre 1 milione di articoli su Subito, nel 2020 sono state risparmiate quasi 8.000 tonnellate di CO2. Inoltre, osservando le materie prime necessarie per la produzione di nuovi capi, grazie al Second Hand è stato possibile risparmiare 293 tonnellate di plastica contenuta all’interno delle trame dei tessuti.
Ad ogni capo di abbigliamento si può attribuire un “peso” in termini di emissioni, ma quanta anidride carbonica si risparmia comprando, ad esempio, un paio di scarpe usate? Secondo la ricerca Second Hand Effect, la risposta è 19 kg. Riuscire a comprare il bomber - vero must-have 2021 - usato significa non immettere nell’ambiente 13 kg di CO2.. Un paio di pantaloni, come gli ormai famosi chinos, se comprati di seconda mano evitano 13 kg di CO2; chi non riesce a rinunciare al denim 5 tasche invece ne evita ben 33,4 kg. O ancora, una gonna o una t-shirt 2 kg, che possono sembrare pochi, ma moltiplicate per il numero di t-shirt o gonne mediamente presenti in un guardaroba possono fare la differenza.