Second Hand Economy in Italia: 6 milioni di tonnellate di CO2 in meno
Il calcolo dell'Istituto Svedese di Ricerca Ambientale per Subito
Comprare prodotti di seconda mano fa bene anche all’ambiente, riducendo le emissioni di CO2. In Italia si parla di almeno 6,1 milioni di tonnellate di CO2, solo calcolando gli 8 milioni di utenti unici del portale “Subito”; in otto Paesi – Italia, Spagna, Francia, Svezia, Norvegia, Finlandia, Ungheria, Marocco - dove opera Schibsted Media Group -, secondo le valutazioni dell’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL) il risparmio ottenuto è di 16,3 milioni di tonnellate di CO2. Ogni volta che viene acquistato o venduto usato, infatti, si evita di produrre un oggetto nuovo e quindi di immettere altra CO2 nell’atmosfera. Questa azione sostenibile prende il nome di Second Hand Effect.
Secondo l’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale, il risparmio di CO2 ottenuto dagli 8 milioni di utenti di Subito nel 2016 (6,1 milioni +77% in più rispetto al 2015), è pari alla quantità di CO2 prodotta da tutto il traffico di Roma per 18 mesi o a quello di Milano per 42 mesi; o anche a 6,4 milioni di voli andata/ritorno Milano-New York o 6 milioni Roma-New York. La categoria merceologica di Subito che ha permesso il maggior risparmio di anidride carbonica è Motori, categoria che nel 2016 ha interessato il 30% degli annunci pubblicato sulla piattaforma per un equivalente di 4,9 milioni di tonnellate di CO2 risparmiate (+86% rispetto al 2015). Seguono le categorie Per la casa e la persona (842.629, +46% rispetto al 2015), Elettronica (368.585, +45% rispetto al 2015) e Sport e Hobby (59.972, +47% rispetto al 2015).
A livello internazionale, Schibsted Media Group ha calcolato il risparmio potenziale di emissioni di anidride carbonica derivanti dalla compravendita di beni usati acquistati e venduti, oltre che su Subito, anche su altre 7 piattaforme nei diversi Paesi in cui il gruppo è presente (Leboncoin in Francia, Blocket in Svezia, Finn in Norvegia, Vibbo in Spagna, Tori in Finlandia, Jófogás in Ungheria e Avito in Marocco), per un totale di 16,3 milioni di tonnellate di CO2, ovvero l’equivalente di sei anni a Parigi senza traffico, 1.440 voli intorno al mondo a bordo dell’aereo più grande, le emissioni di 1.8 milioni di Europei o la produzione di 66 milioni di divani.
“Per vincere la sfida del futuro è necessario puntare su una nuova forma di economia, la cosiddetta economia circolare, mettendo in atto un modo di produrre e consumare diverso, orientato all’uso efficiente e al risparmio delle risorse del nostro Pianeta – ha aggiunto Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia di WWF Italia – . Se apriamo i nostri armadi o guardiamo nelle nostre case, vi sono moltissimi oggetti che non usiamo ma che, anziché essere buttati via, possono avere una seconda vita con la second hand economy. Guardiamo dunque con attenzione e speranza ad esperienze come il Second Hand Effect, incoraggiando le persone a vivere usando al meglio e per il meglio le risorse di questo nostro Pianeta”.
Subito ha calcolato anche in quali regioni e province siano state risparmiate più tonnellate di anidride carbonica, partendo da dove sia stato venduto il maggior numero degli oltre 18 milioni di oggetti usati scambiati nel 2016 in tutta Italia.
Delle 20 regioni italiane, la più virtuosa si è rivelata essere la Lombardia: questa regione ha contribuito con il 16% del totale di CO2 risparmiata in tutta Italia. Anche la Campania si è posizionata ai vertici della classifica nazionale, un secondo posto raggiunto con un minimo scarto (15,1%), in particolare grazie alla compravendita di veicoli. Segue il Lazio, più distante, al terzo posto (10,3%), mentre a chiudere la top 5 della classifica nazionale troviamo il Veneto e il Piemonte, due regioni che hanno risparmiato rispettivamente il 9,2% e il 7,5% di anidride carbonica. Insieme, le prime cinque regioni hanno permesso un risparmio del 58,2% (41,5% solo le prime tre) dei 6,1 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Oggi la Second Hand Economy genera un impatto di 19 miliardi di euro (+1 miliardo rispetto al 2015), pari all’1,1% del PIL del Paese. La Second Hand Economy online vale 7,1 miliardi di euro (+300 milioni rispetto al 2015), trainata dalla categoria Motori (5 miliardi di euro), e seguita da Per la casa e la Persona (984 milioni), Elettronica (647 milioni) e Sport & Hobby (465 milioni). Il 15% della popolazione italiana acquista o vende online, attività che consente a ogni cittadino di guadagnare (o risparmiare) in media 900 euro all’anno. Il web viene scelto perché è il canale più veloce (66% – in crescita del 6% rispetto al 2015): internet ha infatti reso la Second Hand Economy più accessibile e ampia (68%), offrendo la possibilità di trovare facilmente ciò che si cerca (58%) e di fare buoni affari (50%).