Aziende & CO2: la crisi riduce del 15% le emissioni di gas serra
Secondo il nuovo report di EcoWay, nel 2012 è minimo storico delle emissioni di gas serra nell’industria. L’edilizia la più colpita: meno 40% dal 2005. La Puglia si conferma la regione con i valori assoluti più alti (emette il 21,3% del totale nazionale)
Le aziende italiane toccano il minimo storico dei livelli di emissione e il record di surplus dei permessi. Complice la crisi economica, nel 2012 gli impianti industriali italiani più energivori – oltre mille in Italia, che producono più del 40% dei gas a effetto serra nazionali – sottoposti alla normativa europea Ets (Emission trading system), che impone un tetto annuo alle emissioni di CO2, hanno prodotto meno gas serra: meno 27,5% dal 2005 e meno 15% rispetto ai limiti imposti per il 2012, se si escludono gli impianti nuovi entranti, attestandosi a 164 milioni di tonnellate di CO2.
Un dato mai così basso dal 2005 (anno di entrata in vigore dei limiti imposti da Bruxelles) quando le emissioni erano state pari a 225 milioni di tonnellate.
“Non è una buona notizia” – “Il forte calo nel 2012 delle emissioni delle aziende italiane non è, come può sembrare, una buona notizia. Nasce da una significativa diminuzione della produzione industriale – osserva Guido Busato, presidente di EcoWay, operatore italiano attivo nella gestione e nel trading della CO2 (ecoway.it). – L’effetto generato è che le imprese, registrando un abbattimento significativo della CO2 rispetto ai limiti imposti dalla Ue, non sono stimolate a investire in progetti tecnologici per rendere più efficienti i propri processi produttivi. Purtroppo oggi il sistema Ets è caratterizzato da un enorme surplus di offerta, che ha portato ad un crollo del prezzo dei certificati. Questo fenomeno – prosegue Busato – ha attirato alcune critiche di eccessiva finanziarizzazione nei confronti del sistema, non considerando che l’Ets è uno strumento che si basa su un meccanismo di mercato trasparente, equo ed equilibrato. Per ridare stabilità al modello, crediamo che oggi siano necessarie una serie di riforme strutturali e una maggiore integrazione degli obiettivi sul clima condivisi tra gli stati membri”.
I settori più colpiti – A causa della crisi economica, riferisce il centro studi di EcoWay, si assiste al record della contrazione di emissioni dagli impianti di combustione (aziende con centrali di calore superiori ai 20 MW, come per esempio i termoelettrici). I settori più colpiti sono quelli dell’edilizia, con cementifici, laterizi e ceramiche che incidono mediamente per il 10,5% delle emissioni nazionali e mostrano una riduzione dei gas serra pari al 40% dal 2005.
L’unico settore che ha continuato a produrre dal 2008 al 2012 più CO2 rispetto alle allocazioni gratuite imposte da Bruxelles è la raffinazione.
La geografia italiana delle emissioni – La Puglia si conferma la regione d’Italia che registra il numero più alto di emissioni verificate di gas a effetto serra, con il 21,3% del paese. Le regioni che registrano le riduzioni più sensibili di emissioni rispetto al 2005 (anno di entrata in vigore del sistema Ets) sono Veneto (-39%), Toscana (-34%) e Sicilia (-28%); quelle che nel 2012 hanno emesso meno rispetto ai limiti consentiti sono Piemonte (-37%), Emilia Romagna (-29%) e Lombardia (-27%).
Sardegna e Sicilia si confermano anche quest’anno come le uniche due regioni che non hanno mai registrato situazioni di avanzo, ovvero hanno sempre emesso in misura maggiore rispetto ai limiti imposti dalla Ue: nel 2012, rispettivamente più 22% e più 6%.