Italia Nostra chiede all’Unesco di iscrivere Venezia e la Laguna tra i siti a rischio
La laguna è sotto la minaccia di erosione, crescente pressione turistica, progetti di sviluppo di grande impatto, restauri e interventi di archistar
L’incidente della nave del 2 giugno scorso nel Canale della Giudecca ha evidenziato che Venezia è sottoposta a grave rischio. Tutti sembrano concordi nel ritenere che le grandi navi non debbano più percorrere quel canale. Ma “fuori le navi dal Bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca” è lo slogan di chi vuole tenere queste navi a Venezia, in un modo o nell’altro.
E la maggior parte di coloro che amano Venezia tuttavia non sa che molti altri rischi mettono in pericolo i valori universali del sito riconosciuti dall’Unesco come meritevoli di essere tramandati intatti alle generazioni future. Erosione della Laguna, crescente pressione turistica, progetti di sviluppo di grande impatto, restauri e interventi di archistar del momento sul patrimonio monumentale: sembra una congiura cui Venezia rischia di soccombere.
Italia Nostra nel 2011 e nel 2012 ha inviato tre lettere con le quali segnalava al World Heritage Committee che le condizioni per mantenere il sito “Venice and its Lagoon” nella World Heritage List non esistevano più, a causa della mancata tutela da parte dello Stato italiano e delle Amministrazioni locali. A seguito delle segnalazioni, l’Unesco ha inviato a Venezia una Missione nell’ottobre 2015, cui sono seguite altre raccomandazioni che lo Stato italiano ha ottemperato solo in minima parte. Tra pochi giorni si svolgerà a Baku una nuova riunione annuale del World Heritage Committee per deliberare anche su Venezia. Italia Nostra ha presentato delle osservazioni per sottolineare le omissioni contenute nei Rapporti presentati dal Comune di Venezia, ma soprattutto per evidenziare la mancanza di un progetto sulla città.
"Italia Nostra - si legge nel comunicato dell'associazione - si è rivolta con 'disperata fiducia' all’Organizzazione mondiale ritenendo che la deriva di Venezia possa essere fermata solo con un gesto simbolico: l’iscrizione nella danger list. Non è più il momento delle proroghe, concesse più e più volte, ma della decisione responsabile, della presa di posizione consapevole sia pur sofferta. Che impone di necessità un ripensamento e un cambiamento di rotta. Così noi speriamo. L’iscrizione nella lista dei siti in pericolo potrebbe essere il primo passo verso il riscatto, al fine di ottenere una più stringente tutela".