Più aree marine protette nel Mediterraneo e stop alla pesca illegale
Sono gli impegni presi a Malta dai ministri da Paesi europei e nord africani sulla gestione e controllo del pescato
Eliminazione della pesca illegale e sviluppo delle aree marine protette almeno fino al 10% del bacino del Mediterraneo entro il 2020, un piano per la piccola pesca entro il 2018, valorizzazione delle filiere che praticano quella selettiva e a basso impatto ambientale, una raccolta dati sugli stock ittici sistematica e armonizzata tra paesi Ue ed extra Ue.
Sono alcuni degli impegni contenuti nel piano decennale per la pesca nel Mediterraneo sottoscritto a La Valletta dai ministri di otto paesi europei (Spagna, Francia, Italia, Malta, Slovenia, Croazia, Grecia e Cipro) e sette extra Ue (Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Turchia, Albania e Montenegro). La dichiarazione è stata fortemente voluta dalla Commissione europea e appoggiata dall'Europarlamento, per tutelare gli stock ittici del Mediterraneo.
Tra gli altri impegni sottoscritti, l'allestimento di piani di gestione pluriennali per la pesca di tutte le specie più importanti (esclusi i tunnidi) e la creazione di un sistema di controllo e sanzioni da parte della Commissione generale della pesca per il Mediterraneo (Cgpm), con lo scopo di eliminare la pesca illegale entro il 2020.