Anche il Regno Unito vuole tagliare gli incentivi alle rinnovabili
Lo ha confermato l'esecutivo di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici guidato da David Cameron, che ha promesso una revisione del piano sussidi “entro poche settimane”
Anche nel Regno Unito si va verso un taglio dei sussidi governativi ai grandi impianti di produzione di energia solare. Lo ha confermato l'esecutivo di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici guidato da David Cameron, che ha promesso una revisione del piano sussidi “entro poche settimane”.
Si ipotizza così una nuova ulteriore virata delle politiche del governo verso forme di produzione più tradizionali, in un paese come il Regno Unito che è sempre più interessato all'estrazione dello shale gas e ai giacimenti di petrolio al largo della Scozia. Le oltre 200 “farm” fotovoltaiche del paese iniziano infatti a destare preoccupazione nella politica, come confermato poche settimane fa in un'intervista al Daily Mail dal sottosegretario alle politiche ambientali e per il clima, Greg Barker.
“Non vogliamo che gli impianti fotovoltaici diventino osteggiati come gli impianti eolici e io non voglio che la crescita di questi impianti vada avanti senza restrizioni”. Al momento, secondo le attuali norme, il “renewable obbligation scheme” varato in Inghilterra e Galles nel 2002 consente alle aziende proprietarie di impianti fotovoltaici di ottenere anche migliaia di sterline al mese. Ora, appunto, il dietrofront, anche a seguito di proteste da parte delle popolazioni locali e accuse - spesso non dimostrate - di mancata efficienza energetica. Negli ultimi anni, le più grandi fattorie solari sono state costruite in campagna o in aeroporti dismessi, ma anche lungo le autostrade e spesso in mezzo alle abitazioni. Proprio in una ex base aeroportuale, a Wymeswold, si trova l'impianto più grande, inaugurato nel 2013 dopo otto settimane di costruzione e dal costo di 35 milioni di sterline. Ben 130mila pannelli compongono questa struttura da 34Mwp. Un rapporto pubblicato dalla Renewable energy association, il sindacato di categoria delle imprese del settore, calcolava in 103mila persone gli addetti nel settore delle rinnovabili, con un calo di 7mila unità dal 2011 a oggi.