Dumping, l’Ue registrerà i prodotti fotovoltaici di importazione cinese
Per i produttori europei è un passo importante nell’indagine antidumping e antisussidio in corso contro la Cina
La Commissione Europea ha dato inizio alla registrazione di prodotti di importazione in connessione con l’eventuale imposizione di dazi antidumping su prodotti fotovoltaici dalla Cina. Gli importatori di moduli, celle e wafer fotovoltaici sono obbligati dunque fin da subito a dichiarare in dogana se i prodotti sono stati importati dalla Cina o fabbricati prevalentemente in quel Paese. Sui prodotti così registrati sarà possibile, all'occorrenza, riscuotere a titolo retroattivo un dazio presso l'importatore.
La procedura antidumping e antisussidio in corso a Bruxelles ha origine da una denuncia dell’industria fotovoltaica europea, rappresentata da EU ProSun. Dal settembre dello scorso anno la Commissione Europea indaga su produttori cinesi. Entro l’inizio di giugno la Commissione prenderà una decisione provvisoria in merito a misure antidumping. Se i dazi saranno introdotti, potranno avere effetto retroattivo fino a 90 giorni, cioè a partire da marzo.
“Il dumping è il vero problema del mercato solare europeo“ dice Milan Nitzschke, Presidente dell’associazione dei produttori EU ProSun. “Se si consentisse alla Cina di ottenere in questo modo un monopolio nel settore solare, le conseguenze sarebbero catastrofiche non soltanto per l’industria solare europea, ma anche per i subfornitori, per i produttori di materiale e per migliaia di installatori. Perché i monopoli non determinano certo la diminuzione, ma l’aumento dei prezzi“.
D’accordo con Nitzschke è Alessandro Cremonesi, presidente di Comitato IFI, l’associazione che riunisce l’80% dei produttori italiani di moduli fotovoltaici: “Questo provvedimento è un passo importante, che potrà garantire serenità ai produttori europei e italiani: è da oltre due anni che la Cina sta attuando pratiche scorrette di dumping nel mercato del fotovoltaico. Abbiamo fiducia che la decisione finale della Commissione Europea abbia un esito positivo e consenta a tutti i produttori di moduli fotovoltaici di operare da subito in un contesto di mercato di parità competitiva”.
Sul fronte opposto si trova Afase, l’alleanza per il solare accessibile, più vicina all’ industria cinese. “La registrazione delle importazioni di prodotti solari cinesi - si legge in una sua nota - è del tutto ingiustificata. È un passo amministrativo che renderà possibile per l'Unione europea imporre dazi retroattivamente su dei prodotti che sono essenziali per l’energia solare. Nonostante la sola registrazione non significhi che l'Unione europea alla fine imporrà i dazi, essa crea tuttavia un’incertezza che sta già avendo un significativo effetto negativo sul mercato”.