Concorrenza sleale. La Ue apre un dossier sui produttori cinesi di fotovoltaico
Eu ProSun, l’associazione europea cui fa parte anche il comitato italiano Ifi, si dice soddisfatta per l’apertura del dossier. “Sono aziende che esportano sottocosto, ma non finiscono in bancarotta perché finanziate dallo stato”
La Commissione Europea ha annunciato l’apertura di un’inchiesta in merito a pratiche commerciali sleali condotte dalla Cina. L’iniziativa accoglie l’appello presentato a luglio da EU ProSun, la coalizione dell’industria fotovoltaica nata per mantenere una base sostenibile e dinamica per la produzione di energia solare in Europa. Milan Nitzschke, presidente dell’organizzazione, ha così commentato: “La Commissione Europea ha compiuto un grande passo verso la salvaguardia del settore delle tecnologie sostenibili e di una base produttiva più ampia in Europa. Le compagnie cinesi stanno esportando prodotti solari sottocosto in Europa, con un margine di dumping compreso tra il 60% e l’80% che le porta a registrare perdite importanti pur senza finire in bancarotta perché finanziate dallo Stato. Queste pratiche sleali di concorrenza hanno condotto al fallimento, nel corso del 2012, più di 20 importanti produttori europei di energia solare. Se la Cina è in grado di portare alla scomparsa l'industria fotovoltaica europea, nella quale la manodopera incide per circa il 10% dei costi di produzione, allora è ipotizzabile pensare che quasi tutti i settori manifatturieri europei siano a rischio”.
Anche il Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane) che sostiene le azioni di EU ProSun, ha espresso soddisfazione alla notizia dell’apertura del dossier. Per il presidente, Alessandro Cremonesi, “abbiamo l’opportunità di conoscere la realtà dei fatti: nel 2011 il mercato delle installazioni fotovoltaiche in Italia ha primeggiato a livello globale con oltre 9 GW di potenza generata. Di questi solo 500 MW sono stati originati dall’industria italiana che si è trovata paradossalmente a operare sotto il 50% della propria capacità produttiva, con aziende che si sono trovate nella condizione di dichiarare lo stato di insolvenza, fermare le attività e richiedere la cassa integrazione. Tutto questo per non essere riusciti a competere sul mercato rispetto ad un prezzo di dumping praticato dalle aziende cinesi. Se le responsabilità saranno appurate, come confidiamo, sarà necessario ricorrere a meccanismi che riportino in equilibrio il mercato”.
Il gigante asiatico – fa sapere ancora l’associazione europea - ha elaborato una strategia aggressiva all’interno dei suoi piani quinquennali per conquistare il mercato dell’energia solare a livello globale e, partendo virtualmente da una quota di mercato pari a zero nel 2004, ha raggiunto oggi l’80% solo in Europa. "EU ProSun - ha concluso Nitzschke - invita la Commissione Europea a imporre dazi antidumping per riportare il prima possibile a livelli di uguaglianza la concorrenza con la Cina. Se l’Unione Europea agisce rapidamente, abbiamo una probabilità di mantenere una base di produzione solare sostenibile in Europa a vantaggio dei posti di lavoro, della crescita, dell’innovazione e del pianeta”.