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​Fotovoltaico – Ue, scattano dazi e prezzi minimi sui panelli cinesi sopra i 56 cent/watt

where Bruxelles (Belgio) when Mar, 10/12/2013 who redazione

Lo hanno deciso gli Stati membri dell'Ue su proposta della Commissione europea, con l'obiettivo di frenare il dumping cinese sostenuto da sussidi statali

L'Unione europea reagisce alle importazioni cinesi nel settore del solare con una combinazione di dazi antidumping e prezzi d'importazione minimi. Lo hanno deciso gli Stati membri dell'Ue su proposta della Commissione europea, con l'obiettivo di frenare il dumping cinese sostenuto da sussidi statali. Queste misure sono state prese in seguito a un reclamo antidumping di EU ProSun, iniziativa di produttori europei nel settore dell’energia solare.
Secondo il presidente Milan Nitzschke, “finalmente l'Ue si è decisa a mettere in pratica delle misure contro il dumping cinese. I nuovi dazi del 48% circa compensano, anche se solo in parte, gli investimenti che lo Stato cinese impiega per respingere i produttori europei o comunque non cinesi dal mercato del solare”. “Senza questi dazi - aggiunge - le aziende che si muovono nell’ambito di un’economia di mercato sarebbero completamente alla mercé dell’economia di Stato cinese”.
EU ProSun giudica tuttavia in modo critico i prezzi minimi stabiliti per le importazioni cinesi. “Restano ancora inferiori ai costi reali della produzione di moduli solari in quel paese”, ha affermato ancora Nitzschke. In un accordo bilaterale, la Commissione europea e le imprese cinesi hanno stabilito che i moduli solari venduti al prezzo di 56 centesimi di euro per watt restino liberi dai dazi. Contro tale accordo le imprese europee del solare hanno presentato ricorso presso il Tribunale dell’Unione europea.
Il sistema del prezzo minimo verrà meno nel caso in cui imprese cinesi violino il relativo accordo, vale a dire se vendono i propri moduli ad un prezzo inferiore ai 56 centesimi di euro per watt franco fabbrica in Cina o 60 centesimi per watt all’interno dell’Ue. In tal caso, per i prodotti delle imprese in questione, scatterebbero immediatamente i dazi obbligatori. Violazioni particolarmente gravi o ripetute provocherebbero infine il decadimento totale del regolamento sul prezzo minimo e dunque l’applicazione illimitata dei dazi.
Nei numeri la disputa vale 21 miliardi di euro, il valore massimo mai raggiunto nella storia dell’Unione per analoghe controversie anti-concorrenziali. Le conseguenze denunciate dai produttori fotovoltaici europei sono state l’oggettivo crollo della produzione fotovoltaica europea, la chiusura di oltre sessanta industrie e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.
 

 

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