In Friuli idroelettrico a rischio paralisi
Potenziali ricadute negative per gli operatori di settore e per l'intero territorio. Il punto della situazione in un convegno
C’è il rischio che progetti di impianti idroelettrici che hanno già superato la valutazione di impatto ambientale non possano ottenere l’autorizzazione. Lo ha detto Gianna Cimenti, presidente dell'Associazione imprenditori idroelettrici del Friuli Venezia Giulia, aprendo il convegno organizzato da Assimpidro e da Elettricità Futura. "Energia nell'ambiente: l'idroelettrico in Friuli Venezia Giulia".
"La disponibilità di energia - ha affermato Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine - è un fattore nevralgico per lo sviluppo del comparto produttivo ed è fondamentale per garantire una prospettiva di sviluppo economico e sociale di ogni territorio. Il tema, dunque, è centrale per le imprese e per affrontarlo bisogna partire da una ‘fotografia’ della situazione. La Direttiva europea di settore prevedeva di alzare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. Per raggiungere questa quota sono stati definiti obiettivi nazionali vincolanti, il 17% per l'Italia. Nel 2015, il nostro Paese ha raggiunto e superato l'obiettivo con una penetrazione sui consumi pari al 17,5%".
"In Italia - ha aggiunto la presidente di Confindustria Udine - i consumi di energia elettrica sono coperti per il 37% da produzione di energia rinnovabile e la sola fonte idroelettrica incide per il 38% sulla totalità delle rinnovabili. In FVG i consumi di energia elettrica sono coperti per il 29% da produzione di energia rinnovabile, suddivisa tra idroelettrica, fotovoltaica e biomasse; la sola fonte idroelettrica incide per il 55% sulla totalità delle rinnovabili. E il FVG è la settima Regione in Italia con la maggior potenza installata di idroelettrico. La Strategia Energetica Nazionale varata alla fine del 2017 si propone di decarbonizzare il sistema energetico, con una conseguente riduzione delle emissioni di CO2 del 39% al 2030 e del 63% al 2050, aumentare la penetrazione delle fonti di energia rinnovabile rispetto ai consumi totali del 28% al 2030. Prevede anche un significativo aumento della produzione di energia elettrica da fonte idroelettrica (+8%) al 2030. Per farlo, bisogna mantenere in efficienza il parco impianti attuale, aggiungendo il contributo dei piccoli impianti".
"È attualmente al vaglio dell'Autorità di Regolazione per l'Energia - ha concluso Mareschi Danieli - la bozza del nuovo Decreto incentivante le fonti rinnovabili tanto atteso dagli operatori di settore. Da un'analisi preliminare, le tariffe incentivanti risultano decurtate del 30% rispetto al precedente Decreto del 2016 e viene eliminato il meccanismo di accesso diretto agli incentivi complicandolo, soprattutto per gli impianti di piccola taglia. Anche in questo caso, infatti, le procedure di accesso agli incentivi avverranno mediante iscrizione ai registri, nei quali addirittura sarebbe anche prevista la possibilità di ulteriore ribasso da parte del soggetto richiedente fino al 30% della tariffa di riferimento. Per gli impianti più grandi permangono le procedure d'asta con offerte di ribasso, che sembra si debbano attestare tra il 2% e il 70%. Non è questa la sede giusta, ma menziono solamente il fatto che con il nuovo decreto è ritornato in auge il fotovoltaico, però per potenze superiori a 20 kW: mi darete atto che facciamo come sempre molta fatica a comprendere certe logiche".