Incentivi fotovoltaico, ACEPER: la revoca retroattiva danneggia gli imprenditori
Solo nel 2018 più di 4.100 piccoli imprenditori si sono visti revocare gli incentivi del GSE per i loro impianti fotovoltaici, trovandosi obbligati a restituire decine o centinaia di migliaia di euro
La spinta degli incentivi al fotovoltaico è stata determinante per affermare anche nel nostro Paese questa fonte di energia pulita e “diffusa”: come si legge infatti nell’ultimo Rapporto Statistico del GSE, circa l’81% degli impianti installati afferisce al settore domestico. A dirlo in una nota è ACEPER, l’Associazione Consumatori e Produttori Energie Rinnovabili.
Quest’anno il governo ha promesso di coprire con le fonti rinnovabili il 30% dei consumi finali entro il 2030, per rispettare gli impegni assunti in Europa. La realtà delle migliaia di persone che hanno installato i pannelli, quasi tutte piccoli imprenditori, è però di segno totalmente opposto. Negli ultimi anni il GSE è stato impegnato in una capillare opera di verifica, volta a stabilire se i singoli impianti avessero ancora diritto agli incentivi. “Quando l’esito del sopralluogo è negativo, il proprietario è costretto a restituire retroattivamente la somma che ha già incassato, anche se all’epoca ne aveva diritto. Stiamo parlando di decine o centinaia di migliaia di euro; e se viene a mancare la liquidità, scattano i decreti ingiuntivi”, sottolinea Veronica Pitea, Presidente di ACEPER.
I numeri ufficiali forniti dallo stesso GSE sono inequivocabili. Nel 2016 sono state effettuate 4.240 verifiche, che per nel 35,4% dei casi si sono concluse con esito negativo, per un totale di 162 milioni di euro di incentivi revocati e declassati (in altre parole, l’autorità decide che non vanno applicate le tariffe di un determinato Conto Energia bensì quelle, meno favorevoli, del successivo). Nell’arco di appena due anni si è assistito a un vero e proprio boom, in cui i sopralluoghi che si sono conclusi a sfavore dell’imprenditore sono diventati l’assoluta maggioranza: 5.104 verifiche nel 2017, concluse per il 54,7% con esito negativo, che corrispondono a 358 milioni di euro di incentivi recuperati; e addirittura 7.073 nel 2018, concluse per il 58,9% con esito negativo, per 515 milioni di euro di incentivi recuperati. “Se si prosegue su questo trend, è lecito aspettarsi che nel 2019 si sfondi il muro degli 800 milioni di euro tolti ai proprietari”, avverte Veronica Pitea.
Ma quali sono i motivi per cui si perde improvvisamente il diritto alle misure incentivanti? Nella stragrande maggioranza dei casi, sottolinea Aceper, non si tratta certo di carenze tecniche ma solo di puri e semplici vizi burocratici accertati con anni di ritardo: è il caso, ad esempio, di un associato di Verona che, per motivi di sicurezza, ha coperto i cavi di collegamento dell’impianto con una canalina. Visto che quest’ultima non era presente nelle foto caricate anni prima sul portale del GSE, è scattato un provvedimento che ha declassato l’impianto dal II al III Conto Energia, cosa che comporta la restituzione di quasi 100.000 euro. Un associato abruzzese invece si è visto richiedere un preciso documento nel corso dell’ispezione; non sapendo della possibilità di richiederlo direttamente all’ente, ha tardato nei tempi di risposta e si è visto dare una valutazione negativa.
“Con una mano il nostro governo tesse le lodi delle rinnovabili, con l’altra danneggia (retroattivamente e senza preavviso) coloro che per primi hanno scommesso sulle energie pulite. Inutile descrivere le conseguenze per i nostri associati, che rischiano di essere messi profondamente in crisi da un giorno all’altro”, conclude Veronica Pitea. “Come se non bastasse, questo modus operandi scoraggia pesantemente gli investimenti futuri perché crea un clima di assoluta incertezza e mancanza di garanzie”.