Libro bianco Confindustria: servono 126 miliardi di investimenti nelle rinnovabili al 2030
I dati della ricerca, che ha visto la collaborazione di Ernst&Young e RSE, si basano sui nuovi ambiziosi obiettivi europei per le fonti rinnovabili per il periodo 2021-2030. La sintesi in pagina Approfondimenti
Gli investimenti cumulati al 2030 per raggiungere i nuovi obiettivi sulle fonti rinnovabili sono stimabili fino a circa 68 miliardi di euro nel settore elettrico e in 58 miliardi nel settore termico, senza contare la grande domanda di investimenti legata alla mobilità sostenibile. Sono i dati contenuti nel Libro Bianco realizzato da Confindustria con la collaborazione di Ernst&Young e RSE sulla base dei nuovi ambiziosi obiettivi europei per le fonti rinnovabili per il periodo 2021-2030, che puntano a collegare i benefici ambientali alla sicurezza energetica, le dinamiche di investimento alle opportunità di crescita industriale e all’impatto sulla competitività.
Un volano da 1 milione di nuovi posti di lavoro - Un volano di crescita di 126 miliardi di euro che, se venisse interamente soddisfatto dal sistema manifatturiero italiano, porterebbe, per i 13 anni del periodo 2018-2030, benefici cumulati per il sistema paese stimabili in un incremento del valore della produzione industriale di 226 miliardi (114 miliardi sole FER elettriche), l’occupazione di 1 milione di lavoratori e un incremento del valore aggiunto per le aziende di 73 miliardi (34 miliardi solo FER elettriche). Per le imprese e per l’Italia può essere un’occasione di crescita, oltre che di miglioramento ambientale, a condizione però di guidare il processo verso il mercato e la competizione sviluppando una filiera italiana.
La nuova sfida al 2030 - Il nostro Paese ha fatto passi da gigante e, con il 17%, ha raggiunto e superato gli obiettivi per le fonti rinnovabili previsti al 2020. Adesso però l’Unione europea ha alzato l’asticella al 2030 con un’ulteriore sfida: l’Italia dovrà raggiungere il 29,7% di energia da rinnovabili. Per raggiungere questi obiettivi, sono necessari una quota di investimenti importante, che dobbiamo essere in grado di intercettare e gestire verso lo sviluppo di una filiera italiana, con politiche che incentivino la concorrenza e il mercato. Il sistema industriale italiano deve fare i conti con un gap negativo di costi dell’energia rispetto ad altri paesi europei, a cominciare dalla Germania (30% in più).
Bollette in calo - L’investimento nella produzione di energia rinnovabile potrebbe tradursi in un impatto positivo sul prezzo dell’energia al 2030. A parità di condizioni, le bollette elettriche al 2030 risulteranno inferiori per tutte le classi di consumatori rispetto al 2016. In particolare la bolletta media (14,3 c€/kWh nel 2016), a parità di spesa per la materia prima energia, al 2030 si potrebbe aggirare intorno ai 12,6-13,1 c€/kWh. In caso di aumenti considerevoli della commodity gas, le fonti rinnovabili – anche sviluppate attraverso contratti di lungo termine fra privati – limiteranno effetti moltiplicativi sulla bolletta elettrica, portando il valore medio a non superare i 15,0 c€/kWh. È quindi importante collegare la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili all’evoluzione tecnologica per garantire un efficiente uso delle risorse impiegate nel sistema e un efficace costo per gli utenti finali. Ma se le imprese italiane sono pronte, è necessario mettere in campo opportune misure per sostenere l’acquisto di beni efficienti e l’installazione di impianti rinnovabili, collegate ad incentivi adeguati per rilanciare l’offerta di tecnologie.
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