Il no alle rinnovabili. In Calabria il sindaco di centro-sinistra: non porta occupazione né soldi
Le parole del primo cittadino di Corigliano Rossano (Cosenza) Flavio Stasi che si batte contro la realizzazione di impianti eolici offshore. “Nessuna prospettiva di sviluppo come ricaduta positiva sul territorio”
In Calabria si rialzano gli scudi contro il parco eolico offshore nel mare al largo delle coste di Corigliano Rossano, Crosia, Calopezzati e Pietrapaola, progetto che sta per raggiungere la fase di valutazione di impatto ambientale.
Il sindaco di Corigliano Rossano (Cosenza) Flavio Stasi (nella foto), rieletto a giugno e sostenuto da liste locali con l’appoggio di M5S e Pd, ha ribadito il suo “no” al progetto.
“L'amministrazione comunale di Corigliano Rossano – leggiamo su lacnews24.it - aderisce alle manifestazioni dei prossimi giorni finalizzate ad impedire la realizzazione di impianti eolici cosiddetti offshore nel nostro mare, con la previsione di decine di pale galleggianti da installare all'orizzonte”, dice Stasi.
Non portano occupazione
“L'eolico è una energia rinnovabile preziosa nell'ambito del percorso di riconversione energetica e la decarbonizzazione del continente, percorsi che condividiamo in pieno. Tuttavia – aggiunge il sindaco – come storicamente succede, anche in questi percorsi si innestano meccanismi discriminatori ed iniqui nei confronti dei territori e delle comunità. Si tratta di impianti che non garantiscono nessuna forma di occupazione o compensazione seria, nessuna prospettiva di sviluppo come ricaduta positiva sul territorio, i quali però produrranno, fortunatamente da fonte rinnovabile, energia da consumare altrove. Come è noto la Calabria ha già un bilancio energetico in attivo”.
I territori restano poveri
“Se sotto il profilo tecnico questo schema non ha alcun senso perché trasportare l'energia costa, lo ha invece dal punto di vista sociale ed economico – afferma ancora Stasi – dal momento che la Calabria sarebbe ancora una volta sacrificata nelle prospettive di sviluppo diverse da quelle tradizionali – per esempio turistiche – mentre i paesaggi di altri territori, che spesso hanno bilanci energetici in passivo, vengono preservati. In questo sistema, dunque, perfettamente rappresentato dai progetti di eolico offshore nello Ionio, con la complicità delle nostre pseudo-rappresentanze, si tende a creare due grandi categorie: da un lato i territori che producono energia e restano poveri, dall'altro quelli che la consumano e si arricchiscono”.