Ue-Cina: Bruxelles indaga su pannelli solari da Taiwan e Malesia
La Commissione accoglie così la richiesta dell'industria europea, che accusa la concorrenza cinese di fare largo uso di pratiche illegali per aggirare i dazi sull'import cinese
La Commissione europea ha deciso di aprire un'indagine sull'import di pannelli solari provenienti da Taiwan e Malesia, che si sospetta risulti in parte “made in China”. Bruxelles accoglie così la richiesta dell'industria europea, che accusa la concorrenza cinese di fare largo uso di pratiche illegali per aggirare i dazi sull'import cinese e il prezzo minimo concordato con l'Ue dei pannelli solari per evitare il dumping, cioè la vendita a prezzi molto inferiori rispetto al loro valore commerciale.
Soddisfatta dell'avvio dell'indagine EU ProSun, l'organizzazione che rappresenta l'80% della produzione di pannelli made in Europe. “I produttori cinesi del solare aggirano le misure antidumping dell'Ue prima esportando in Paesi terzi, come Malesia e Taiwan, poi falsificando la loro vera origine”, commenta Milan Nitzschke, presidente di EU ProSun.
“Questo tipo di manovra è una frode per i consumatori e va fermata” avverte Nitzschke. L'industria europea del solare si considera “seriamente danneggiata” da quella che ritiene una "frode massiccia"; secondo le stime di EU ProSun, la stima del danno per gli europei è di circa un miliardo di mancati pagamenti di dazi e nel secondo di 500 milioni di euro rispetto alla tariffa concordata.