Wind Energy Report, solo una leggere brezza per l’industria eolica italiana
Costi medi di installazione più alti, macchine già obsolete al termine del lungo iter autorizzativo, contingentamento e taglio degli incentivi: prospettive poco incoraggianti per l’Italia nel primo “Wind Energy Report” presentato la scorsa settimana dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano
Non è certo entusiasmante la “foto” dell’eolico italiano scattata dal primo “Wind Energy Report” dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, presentato la scorsa settimana. A fine 2011 nel mondo risultavano installati 238 GW di impianti eolici, di cui un quarto circa in Cina (63 GW), 97 in Europa (ovvero il 40%) e 6,8 in Italia che, per potenza cumulata, è settima nel mondo e, in Europa, segue solo Germania, Spagna e Francia.
Il costo medio di installazione in Italia è però più alto della media europea (1,6 contro 1,3-1,4 milioni €/MW); i tempi di autorizzazione degli impianti sono troppo lunghi: progetti nati 4 anni fa che vedono la luce oggi impiegano macchine già superate dai nuovi modelli disponibili. La taglia media degli impianti entrati in funzione in Italia nel 2011 è di 1,5 MW contro i 2,5 della Germania - che vanta l’80% delle installazioni di taglia compresa tra 2 e 3 MW - e un 9% tra 3 e 5 MW. Infine, i decreti attuativi sugli incentivi alle rinnovabili elettriche hanno assestato un colpo pesante alle prospettive del settore eolico: innanzitutto l’inevitabile taglio degli incentivi e poi il contingentamento a 500 MW/anno dal 2013 al 2015, che significa un dimezzamento dell’installato medio degli ultimi tre anni (1 GW circa). Gli operatori temono adesso anche l’aumento della burocrazia (il famigerato “registro” da 60 kW a 5 MW) e il meccanismo delle aste al ribasso per gli impianti superiori a 5 MW. Sulle taglie medie vale quanto detto prima: si osserva infatti che oggi un impianto da 5MW è realizzabile con una sola torre eolica.
Per i produttori, la pressione dei costruttori cinesi comincia a farsi sentire anche in questo settore: se il costo medio di un aerogeneratore in Europa viaggia tra i 900 e 1000 euro/kW, le aziende cinesi sono oggi in grado di offrire macchine al prezzo di 500 euro/kW. Occorre dunque investire in modo importante in ricerca e sviluppo per alzare i rendimenti e l’efficienza della conversione elettrica dell’energia del vento. Innovazioni ce ne sono state, per esempio con l’introduzione dei generatori sincroni che adottano motori elettromagnetici a magneti permanenti. Soluzione che presenta il vantaggio di una maggiore affidabilità e minori costi di manutenzione, ma sconta ancora un differenziale di prezzo del 10-15% rispetto ai modelli tradizionali. Si è lavorato molto anche sui profili delle pale per aumentare la quantità di vento intercettata e, come già ricordato, sulla taglia degli aerogeneratori.
Per chiudere, uno sguardo all’offshore e al mini-eolico. Il primo, ancora inesistente in Italia soprattutto per problemi autorizzativi, in Europa ha visto un interessante sviluppo dal 2007 al 2011 ad un tasso di crescita ponderato del 41% annuo e con un installato cumulato pari a 3,8 GW. Nel solo 2011 in Europa sono stati installati 9 impianti per 235 turbine con una potenza complessiva di 866 MW e investimenti per oltre 2 miliardi.
Riguardo il mini-eolico, l’installato complessivo mondiale al 2011 risulta di circa 600 MW di cui l’80% equamente distribuito tra Cina e Usa. In Europa, l’unico paese ad aver raggiunto la soglia dei 50 MW installati è il Regno Unito, mentre l’Italia è a quota 13,1 MW, tre quarti dei quali installati nel solo 2011 (9,1 MW), con un 70% distribuito tra Puglia e Campania.
Questi dati italiani si riferiscono agli impianti compresi tra 1 e 200 kW mentre il decreto del 6 luglio scorso distingue due categorie di incentivi per gli impianti fino a 60 kW (incentivazione diretta) e oltre 60 fino a 200 kW (iscrizione al registro piccoli impianti).
Il rapporto ha censito 105 imprese di produzione (47% italiane, 50% estere con filiale in Italia e 3% estere). Le imprese di progettazione e installazione sono invece 53 (96% italiane). Il volume d’affari del 2011 si è attestato complessivamente a 31 milioni di euro.
Con un costo di investimento compreso tra 3.500-4.000 euro/kW, il tasso di ritorno, anche con i nuovi incentivi ridotti ma spalmati su venti anni anziché su quindici, risulta pressoché invariato al 6-7% annuo considerando la ventosità media italiana.
Le criticità di questo settore, che rimane ancora un mercato di nicchia, riguardano principalmente la scarsa conoscenza della tecnologia, l’assenza di metodi di rilevamento della risorsa eolica economici e affidabili, la carenza di reti in media e bassa tensione nei siti ad alta ventosità e le problematiche di allaccio in rete.
L’Anev, associazione di settore, stima un potenziale al 2020 di 1000 MW per il mini-eolico italiano, con una produzione attesa di 1,5-2 TWh.