Il 16% della biomassa non è green. Lo studio Ivalsa-Cnr
Nasce un metodo innovativo per controllare la tracciabilità della biomassa e migliorarne la qualità. Le analisi hanno verificato l’assenza di elementi chimici pericolosi ma il 16% dei materiali a base di legno è contaminato da cadmio, cloro, cromo, rame, mercurio e piombo
La biomassa è sempre al cento per cento ecologica? Cosa sappiamo davvero dell’origine di questo prodotto? Per rispondere a queste domande è nato “Biqueen – Biomasse di qualità”, uno studio innovativo per controllarne la tracciabilità e migliorarne la qualità.
I risultati della ricerca, durata due anni, sono stati pubblicati sulla rivista “Wood science and technology” e lanciano un allarme: il 16% dei materiali a base di legno, infatti, è contaminato da cadmio, cloro, cromo, rame, mercurio e piombo oltre i livelli di soglia. L’analisi, condotta dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Ivalsa-Cnr) di San Michele all’Adige, in collaborazione con l’università di Trento, l’Istituto dei materiali per l’elettronica e il magnetismo del Cnr, la fondazione Bruno Kessler, il Distretto tecnologico trentino (Habitech) e l’ateneo polacco di Poznan, è stata presentata di recente nel corso di un convegno sul tema a Trento.
Il monitoraggio della biomassa dei prodotti a base di legno e delle ceneri derivanti dalle combustioni sperimentali è stato eseguito tramite spettroscopia nel medio infrarosso e tramite fluorescenza a raggi X, spiegano gli esperti. “Le analisi hanno verificato l’assenza di elementi chimici pericolosi – tranquillizza Marco Fellin, ricercatore dell’Ivalsa-Cnr – anche se circa il 16% dei materiali prodotti a base di legno non è conforme a essere utilizzato come legno ecologico, secondo la direttiva Ce 894 del 2009, perché contaminato da cadmio, cloro, cromo, rame, mercurio e piombo oltre i livelli di soglia”.
Il software italiano che analizza la biomassa - Uno dei risultati più significativi della ricerca è l’utilizzo della spettroscopia a infrarosso per definire la tracciabilità delle biomasse. “Abbiamo perfezionato un metodo”, continua Anja Sandak, ricercatrice dell’Ivalsa-Cnr e coautrice dello studio, “per verificare l’origine della materia utilizzata, grazie a procedure e modellizzazioni software basate su una banca dati di spettri prodotti da un ampio campionamento. La classificazione del legno tramite spettroscopia Nir permette di controllare i flussi di biomassa boschiva senza ricorrere alla costosa chimica tradizionale, è rapida e non distruttiva. E soprattutto si tratta di un metodo applicabile su mercato a larga scala” .
“Attualmente la produzione di energia basata sulle biomasse considera la materia prima prevalentemente in termini di contenuto energetico, ovvero di potere calorifico, di efficienza, di disponibilità, di movimentazione e di costo – conclude Fellin – mentre vengono esaminati in maniera solo sommaria gli aspetti legati all’origine e alla presenza di sostanze terze, ovvero di inquinanti solidi e composti volatili. Ma nella produzione di energia tramite combustione, quella impiegata per la trasformazione delle biomasse, questi aspetti risultano particolarmente critici”.
Info: www.ivalsa.cnr.it