Così dalle acque reflue del depuratore “rinascono” alghe e biomasse
A San Cesario sul Panaro, in provincia di Modena, è stato inaugurato un innovativo impianto pilota che trasforma gli scarti del depuratore in nuovi prodotti biostimolanti per il settore agronomico
Valorizzare gli elementi nutrienti delle acque reflue trasformandoli in fertilizzanti e biostimolanti da utilizzare in agricoltura. È il progetto messo in campo dal gruppo Hera a San Cesario sul Panaro, in provincia di Modena, dove nei giorni scorsi è stato inaugurato nell’area del depuratore un innovativo impianto pilota per la coltivazione di alghe, da cui ottenere biomassa per il settore agronomico. La sperimentazione e le sue potenzialità sono state illustrate dal direttore Acqua di Hera, Emidio Castelli, insieme ai partner del progetto, alla presenza del sindaco di San Cesario, Francesco Zuffi, e di Giuseppe Bortone, direttore generale Arpae.
Un esempio di economia circolare
L’obiettivo dell’iniziativa è utilizzare i nutrienti come azoto e fosforo, presenti nelle acque reflue in fase di depurazione, per coltivare alghe da cui ricavare biostimolanti. Le concentrazioni di questi elementi, spiega la multiutility in una nota, devono rispettare rigorosi limiti nella fase di scarico in ambiente delle acque depurate, poiché potrebbero favorire l’eutrofizzazione dei mari e delle acque superficiali.
In particolare, il progetto permette di ridurre le concentrazioni di azoto e fosforo nelle diverse fasi di depurazione, come previsto dalla normativa, e allo stesso tempo di riutilizzarli per coltivare le alghe, generando così biomassa che, a seguito di ulteriori trattamenti, può diventare biostimolante naturale dando vita a un perfetto esempio di economia circolare.
L’impianto pilota si presenta come una serra di 90 metri quadrati, installata nel perimetro del depuratore di San Cesario, infrastruttura con una portata annua di 600mila metri cubi e idonea a ospitare la nuova tecnologia grazie alla presenza di ampi spazi.
L’intero processo prevede la collaborazione con l’Università di Bologna attraverso un dottorato di ricerca, finanziato da Hera con fondi Pnrr, e una professionalità specialistica in materia di biostimolanti all’interno della Comunità Europea.
«La domanda di biomassa algale per la produzione di biostimolanti è in crescita e la possibilità di produrla partendo dalle acque reflue di un depuratore è una nuova frontiera che stiamo esplorando», ha spiegato Emidio Castelli di Hera, aggiungendo: «All’insegna dell’open innovation e della sostenibilità, l’iniziativa si inserisce tra quelle per il recupero delle risorse e il riuso delle acque a fini agricoli e industriali previste dalle strategie aziendali».