Il dossier – In Italia 1.100 impianti industriali pericolosi
Dalla chimica agli esplosivi, trattano sostanze a rischio e possono causare incidenti. Parte da Roma l’allarme di Legambiente e Protezione Civile. Clicca qui per scaricare il report
Sono oltre 1.100 in Italia gli impianti industriali che trattano sostanze pericolose in quantitativi tali da essere ritenuti potenziale causa di incidenti rilevanti in base alle direttive Seveso e ai decreti legislativi che le recepiscono. È quanto emerge dal dossier “Ecosistema rischio industrie”, sui comuni che ospitano insediamenti suscettibili di incidenti rilevanti, presentato a Roma dal direttore di Legambiente, Rossella Muroni, dal capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, e da Simone Andreotti, responsabile dell’area protezione civile per l’associazione ambientalista.
Nell’analisi si fa riferimento a impianti chimici, petrolchimici, depositi di gpl, raffinerie e depositi di esplosivi o composti tossici che, in caso di incidente o di malfunzionamento, possono provocare incendi, contaminazione dei suoli e delle acque, nubi tossiche. Gli impianti – censiti dal ministero dell’Ambiente in un inventario nazionale aggiornato ogni sei mesi – sono concentrati prevalentemente in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna e interessano i territori di 739 comuni.
Circa duecento amministrazioni comunali, apprendiamo dal dossier, confermano di aver recepito i dati essenziali sullo stabilimento, necessari per valutare i possibili scenari e le conseguenze di un incidente e, quindi, la corretta pianificazione urbanistica del territorio. Ma solo 105 comuni (il 50% degli intervistati) ha detto di aver realizzato campagne informative sui comportamenti da tenere in caso di emergenza, per dare a tutti coloro che vivono e lavorano in prossimità dell’insediamento “informazioni pratiche, precise e puntuali su come riconoscere i segnali di allarme e come mettersi al sicuro”.
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