Ecco l’impianto che trasforma la pelle certificata in compost
Grazie all’accordo fra Archa e Herambiente, il settore della concia può avviare al compostaggio gli scarti del pellame. Così si assicura a questi materiali un fine vita circolare e a basso impatto ambientale
Biodegradabile come una buccia di mela. Cioè, interamente riciclabile attraverso il compostaggio, come qualsiasi scarto alimentare. È questa la prospettiva più circolare per il trattamento degli scarti in pelle, in un settore sempre più attento alla sostenibilità. Dopo un percorso di ricerca applicata messo a punto in oltre un anno di lavoro, Herambiente, società del gruppo Hera, e Archa, azienda che lavora nella chimica applicata, offrono al settore della concia una soluzione operativa tracciata per trasformare gli scarti di pellame in compost, alimentando un percorso circolare del rifiuto.
Da un lato, Archa. Grazie al protocollo proprietario depositato presso l’European union intellectual property office (Euipo), sono state definite le analisi che permettono di ottenere la certificazione (e il relativo marchio) di Biodegradable and compostable leather per le pelli prodotte con processi ecologici. Dall’altro, Herambiente, la controllata del gruppo Hera specializzata nel trattamento dei rifiuti industriali con un centinaio di impianti all’attivo. L’azienda ha ottenuto dalla regione Emilia Romagna l’autorizzazione per il conferimento della pelle certificata in un apposito impianto di compostaggio industriale a Rimini. Grazie all’accordo, esiste la garanzia di un fine vita completamente circolare per gli scarti della pelle, attraverso il processo a più basso impatto ambientale. Gli scarti di pelle saranno dunque raccolti localmente e poi conferiti all’impianto romagnolo.
Un’alternativa all’inceneritore
La novità è rilevante. Innanzitutto perché ora esiste un’alternativa al conferimento della pelle esausta a incenerimento, discarica o idrolisi. Quest’ultima modalità, in particolare, che recupera lo scarto per la produzione di fertilizzanti e biostimolanti, introduce in effetti un principio di circolarità, ma a costo di un consistente consumo di risorse energetiche e prodotti chimici. La seconda riguarda le politiche di acquisto dei grandi marchi della moda, più attenti a selezionare i fornitori sulla base di standard di sostenibilità di processo, fra cui rientra anche la garanzia di un ridotto impatto ambientale del prodotto a fine vita. E certamente il ritorno alla terra garantito, con basso consumo energetico, dalla biodegradazione, conferisce un ulteriore vantaggio.
In linea con le prescrizioni europee
L’accordo fra Archa ed Herambiente risponde anche alle prescrizioni del nuovo Regolamento sulla progettazione eco-compatibile di prodotti (Regolamento Ue/2024/1781), approvato dalla Commissione europea lo scorso luglio, che mira ad estendere la vita utile del prodotto, favorendone recupero e riciclo anche attraverso l’eco-design. Nel caso della pelle si tratta di una chiusura del cerchio, per un prodotto che nasce dalla terra e alla terra ritorna.