Mobilità. Auto elettriche e ibride, 60mila nuove immatricolazioni nel 2020
Sono i risultati del report di Motus-E. 32.500 sono auto con batteria elettrica e 27.375 ibride plug in; boom a dicembre
Il 2020 si chiude con un'impennata delle vendite di auto elettriche che porta ad un dato record in termini percentuale di +251,5% rispetto all'anno precedente, con un totale di 59.875 auto immatricolate di cui 32.500 Bev (auto con batteria elettrica) e 27.375 Phev (auto ibride plug in). Nel 2019 il totale dell'immatricolato delle due categorie, Bev e Phev, era stato di 17.600 unità. È quanto emerge dal report che ogni mese pubblica Motus-E, associazione fondata nel 2018 che oggi raggruppa oltre 60 operatori del mondo automotive, delle utilities, fornitori di infrastrutture elettriche e di ricarica, filiera delle batterie, studi di consulenza, società di noleggio, università, associazioni ambientaliste e associazioni di consumatori.
Mezzo milione in meno di immatricolazioni
"Tuttavia, non si può non considerare la drammatica riduzione di più di 500.000 auto sull’immatricolato totale, che in percentuale si traduce in un -27.1% rispetto al 2019", rimarca Motus-E."Oggi possiamo contare su quote di mercato relative al 2020 di Bev e Phev pari rispettivamente al 2,3% e 1,97%, ma se il mercato fosse stato pari a quello del 2019 le quota di sole Bev e di sole Phev sarebbero state dell’1,6% e dell’1,4%; questi dati ci dicono che di strada da fare ne abbiamo ancora tanta e che gli incentivi sono necessari al sostegno di un mercato, ancora parzialmente maturo, per almeno altri 3 anni", sottolinea l'associazione.
Il boom di dicembre
Nel dettaglio del mese di dicembre 2020, si segnala "una crescita molto importante delle vendite rispetto al mese precedente: le elettriche pure e plug-in registrano rispettivamente 7.258 e 6.354 unità vendute. Questo si traduce in un aumento delle vendite rispetto a novembre 2020 del 52% per le Bev e del 30% per le Phev"."Il consuntivo 2020 nelle vendite di auto elettriche e ibride plug-in conferma che quest'anno, nonostante la pandemia, può essere considerato l'inizio della rivoluzione nella mobilità. Questo è vero un po' in tutta Europa ed anche in Italia (nonostante permanga un grosso gap di sviluppo, soprattutto rispetto a Germania, Francia e i Paesi del Nord). Le aziende che hanno deciso di investire in questo settore ci dimostrano quanto la mobilità elettrica non sia più solo una previsione futuribile ma una realtà concreta. Chi non l'ha fatto, alla luce dei dati e dei fatti, sta reagendo cercando di screditare quella che percepiscono erroneamente come una minaccia. Piuttosto riteniamo che proprio la crescita straordinaria del mercato dei mezzi 'alla spina' ci deve fare concentrare nello sviluppo delle infrastrutture: una spina senza una presa cui attaccarsi diventa l'oggetto più inutile e frustrante che si possa pensare", rimarca Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-E.