Science denuncia il mercato nero delle pubblicazioni scientifiche in Cina
L’inchiesta è stata fatta per la rivista Science dalla redattrice Mara Hvistendahl, che per cinque mesi ha finto di essere una giovane ricercatrice interessata a crearsi un curriculum scientifico di livello
In Cina esiste un vero mercato nero di pubblicazioni scientifiche, una compravendita ad opera di agenzie ombra, ricercatori corrotti e editori senza scrupoli. A denunciarlo è un'inchiesta svolta dalla rivista Science realizzata dalla redattrice Mara Hvistendahl, che per cinque mesi ha finto di essere una giovane ricercatrice alla ricerca di “punti” facili per costruirsi un curriculum scientifico di livello.
Da molti anni il settore della ricerca scientifica discute sulle problematiche legate ai meccanismi, non sempre limpidi, delle pubblicazioni e sul cosiddetto indice H, un parametro utilizzato per quantificare la prolificità e l'impatto del lavoro dei ricercatori sulla base del numero delle loro pubblicazioni che sul numero di citazioni ricevute.
Dall'indagine di Science la Cina emerge come una delle patrie del mercato nero accademico. Una sorta di bazar dove è possibile comprare con grande facilità citazioni, dati sperimentali e interi studi, che vengono poi pubblicati su riviste compiacenti, ma che fanno comunque parte della Sci (Science Citation Index), la banca dati costituita dalle 6500 più importanti riviste scientifiche mondiali.
Il fenomeno, spiega l'autrice, si riferisce in particolare alla necessità di scalare posizioni all'interno dell'ambiente accademico cinese e risulta in costante aumento. Fingendosi neolaureati e ricercatori, la Hvistendahl e altri suoi colleghi hanno richiesto a 27 riviste di poter acquistare la paternità di pubblicazioni scientifiche o di scrivere interi studi per loro. Il costo medio per l'acquisto della paternità è stato mediamente di circa 10.000 euro e solo cinque riviste si sono rivelate completamente oneste.