Surprais! Ecco perché tra il 50 e il 450 dopo Cristo si sciolse parte dell’Antartide
Durante l’intervallo di tempo denominato “Ophiuroid Optimum”, nel Mare di Ross si sono susseguite estati australi caratterizzate dall’assenza di ghiaccio marino e importanti fioriture di alghe. Leggi lo studio dell’Università di Pisa pubblicato su “Scientific Reports”!
Niente ghiaccio in Antartide e importanti fioriture di alghe. Un gruppo di ricercatrici e ricercatori del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa ha identificato un nuovo periodo climatico del nostro Pianeta denominato “Ophiuroid Optimum”, che va dal 50 al 450 dopo Cristo. Gli scienziati hanno analizzato una carota di sedimento marino raccolta a una profondità di 462 metri sotto il livello del mare nell’Edisto Inlet, un fiordo nel Mare di Ross occidentale in Antartide. Lo studio della carota ha consentito di ricostruire la storia climatica della Terra negli ultimi 3600 anni, evidenziando anche periodi già noti come il caldo medievale, fra il 950 e il 1250 d.C., e la piccola età glaciale, dal 1300 sino al 1850 d.C. Durante l’intervallo di tempo denominato “Ophiuroid Optimum”, nell’area antartica dell’Edisto Inlet, si sono susseguite estati australi caratterizzate dall’assenza di ghiaccio marino e importanti fioriture algali. Il persistere di queste condizioni ambientali ha permesso lo sviluppo di un’ampia comunità “bentonica”, ossia di organismi acquatici, animali e vegetali che vivono vicino ai fondali, ricca di stelle serpentine.
Tutto merito delle stelle serpentine
«Questa carota di sedimento ci ha consentito di effettuare degli studi paleoecologici e paleoclimatici ad altissima risoluzione», ha spiegato Giacomo Galli, dottorando fra gli atenei di Pisa e Ca’ Foscari Venezia, «questo perché è in gran parte fatta di fango costituito principalmente da diatomee, cioè piccole alghe unicellulari con guscio siliceo, a cui si aggiungono foraminiferi che sono organismi unicellulari con guscio che può fossilizzare, e resti di ofiure, cioè animali noti con il nome di stelle serpentine, echinodermi simili alle stelle marine. In particolare, gli abbondanti resti fossili delle stelle serpentine hanno permesso di identificare e caratterizzare il nuovo periodo climatico».
«La nostra comprensione del clima presente, nonché la possibilità di modellare quello futuro, è possibile solo grazie ai dati che derivano dalle informazioni sul clima del passato», ha approfondito la professoressa Caterina Morigi dell’Università di Pisa. «Ogni tassello che ci aiuta a comprendere meglio la storia climatica del nostro Pianeta ha enormi implicazioni nell’aiutarci a capire come questa si evolverà nel prossimo futuro».
Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, è stato condotto in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e il Museo nazionale di Storia naturale del Lussemburgo.
Link all’articolo scientifico: https://www.nature.com/articles/s415...