L’acqua c’è ma non si vede. Le perdite della rete idrica ci costano 200 milioni l’anno
Convegni dei geologi a Cagliari. La Sardegna ha un bacino naturale, “nascosto e non sfruttato”, di milioni di metri cubi. Uno studio
“In Italia non valorizziamo ancora al meglio le risorse idrogeologiche che sono nel sottosuolo e sprechiamo tanta acqua. Le perdite della rete idrica causano un costo industriale stimato in più di 200 milioni di euro all’anno e un mancato ricavo per il sistema Italia di oltre 3 miliardi di euro all’anno. Una nuova coscienza deve guidare le scelte operative per una gestione equilibrata delle risorse idriche, in un contesto condizionato da problematiche pressanti: fabbisogno crescente, cambiamenti climatici, inquinamento e desertificazione”. Lo ha affermato Gian Vito Graziano, presidente del Cng, il Consiglio nazionale dei geologi, all’incontro che si è svolto venerdì scorso all’università di Cagliari (dipartimento di Scienze geologiche).
Se a livello nazionale le acque sotterranee costituiscono la principale risorsa per l’uso potabile, in Sardegna, è stato detto, l’80% delle risorse idriche per usi civici è garantito da quelle superficiali immagazzinate nei bacini artificiali. “Ma nella sola Nurra, sub regione storica della Sardegna, abbiamo evidenziato la presenza di 35 milioni di metri cubi di risorse idriche regolatrici sotterranee disponibili”, ricorda il professore Giorgio Ghiglieri, che ha illustrato i risultati di uno studio per la salvaguardia e la tutela delle acque sotterranee.
Non solo. Nel bacino del monte Albo sono state accertate riserve geologiche superiori a 25 milioni di metri cubi: il loro utilizzo, spiega il geologo Francesco Murgia, “affrancherebbe dalla penuria di risorsa potabile buona parte dei comuni della Sardegna centrorientale”.