Arsenico. Per la regione Lazio serve una proroga di tre mesi per l’acqua potabile
“Ma i comuni stanno uscendo dalla fase di emergenza”, assicura l’assessore Fabio Refrigeri. Legambiente: nel viterbese rubinetti ancora a rischio per 82mila persone
“I comuni del Lazio che non sono ancora in regola con i livelli di arsenico presenti nelle acque per uso potabile, cioè quelli in cui si registra ancora una concentrazione compresa tra 20 e 50 microgrammi al litro, stanno uscendo dalla fase emergenziale ed entro tre mesi saranno in grado di rientrare entro i limiti previsti dalla legge”. Così l’assessore regionale all’Ambiente, Fabio Refrigeri, rispetto a un problema che riguarda soprattutto l’area del viterbese.
“Il Consiglio superiore di sanità, in accordo con l’Istituto superiore di sanità – ha spiegato Refrigeri – ha accolto la richiesta della regione Lazio relativa all’estensione temporale di novanta giorni dei provvedimenti e delle limitazioni per l’utilizzo dell’acqua destinata al consumo umano non conforme ai valori di parametro. Un provvedimento che permetterà di concludere gli interventi programmati già comunicati al ministero della Salute e alla Commissione europea”.
Gli ambientalisti: situazione grave – “La situazione dell’arsenico a Viterbo è grave e potrebbe portare alla chiusura dei rubinetti per 82mila persone”, afferma in una nota Legambiente Lazio, che chiede si faccia definitivamente chiarezza sullo stato dei lavori per la realizzazione dei potabilizzatori e sulle iniziative in campo per risolvere il problema.
“L’accesso a un bene così fondamentale – dice il direttore di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi – è un diritto dei cittadini e deve essere garantito a tutti i costi. Più di due anni fa avevamo chiesto alla regione Lazio un tavolo di confronto anche con le associazioni ambientaliste e dei consumatori per essere informati sulla strada che si intendeva intraprendere, ma dopo un primo incontro non s’è saputo più nulla. La situazione ora è grave e serve capire tempi e modi degli interventi per tutelare la salute dei cittadini”. Secondo Scacchi, occorre risolvere l’emergenza “per poi programmare i necessari investimenti per migliorare la rete fognaria – conclude – e aggiornare il piano per la tutela delle acque”.