L’acqua da tutelare. Microplastiche, nel Po i rifiuti sono un problema, ma minore che altrove
Nel Po c'è meno microplastica che nei fiumi europei come Tamigi o Senna. La depurazione e la raccolta differenziata, ben organizzate, danno un contributo per difendere le acque
Le microplastiche nelle acque del Po sono un “problema da risolvere”, ma oggi “la quantità presente”, che come numero oscilla tra 2,06 e 8,22 per metro cubo, “non è a livello di criticità” e lo stato del grande fiume “non è allarmante”. Sul totale degli elementi raccolti dai ricercatori in quattro punti (Isola Serafini a Piacenza, Boretto nel Reggiano, Pontelagoscuro in provincia di Ferrara e Po di Goro nel territorio di Rovigo), il 64% proviene da scarichi di depuratori, pesca, rifiuti di origine civile, sanitaria e agricola, il 25% da materiali di imballaggio industriale, l'11% da sorgenti civili.
È quanto rivela Manta River Project, progetto di sperimentazione per individuare le microplastiche nel Po, un'indagine pianificata dall'Autorità distrettuale del fiume Po, dal ministero dell'Ambiente in collaborazione con l'Università La Sapienza di Roma, Arpae Daphne della Regione Emilia-Romagna l'Agenzia Interregionale per il fiume Po (Aipo).
“Nel Po c'è meno microplastica che nei fiumi europei - spiega Meuccio Berselli, segretario generale dell'Autorità distrettuale del Po - nel Tamigi in Gran Bretagna, su metro cubo, il valore oscilla tra 14,2 e 24,8, nella Senna in Francia tra il 9,6 e 63,9. Dal punto di vista scientifico, possiamo dire che la depurazione e la raccolta differenziata, ben organizzata, stanno dando un contributo per tutelare le acque”. “Contrastare la presenza di microplastiche nei bacini idrografici - ha aggiunto il sottosegretario all'ambiente Roberto Morassut - è essenziale per definire le strategie per l'abbattimento di questi materiali inquinanti nei mari, nel Mediterraneo questa è una emergenza. Alle misure legislative del decreto Salvamare faremo seguire azioni operative per raggiungere l'obiettivo”.