Acqua. A Vicenza assalto a una fabbrica chimica per il caso Pfas
Un decreto e una sentenza assolvono la Miteni e mettono sotto accusa gli utilizzatori di sostanze contaminanti, ma un gruppo di ecoterroristi assalta la fabbrica. Rischio per i lavoratori e i cittadini
Giorni fa un gruppo di circa cinquanta persone con il volto coperto è entrato nello stabilimento chimico Miteni di Trissino, sfondando la rete perimetrale. Il gruppo, vestito di tute bianche, ha affrontato i lavoratori presenti e, con grave rischio per la sicurezza dello stabilimento, dei lavoratori e della popolazione, ha raggiunto le aree in cui sono conservate le sostanze chimiche, accendendo fiaccole e fumogeni. Gravissimo rischio per l’incolumità dei lavoratori e della popolazione. I carabinieri giunti sul posto hanno inseguito i malviventi per le zone circostanti.
L’impianto è stato messo immediatamente in sicurezza. Secondo l’azienda, “l’amministratore delegato di Miteni, Antonio Nardone, ha ringraziato i lavoratori per non avere reagito alle provocazioni, mantenendo la calma durante l’incursione squadrista e operando in modo ineccepibile per la sicurezza di tutti”.
Il bersaglio dell’azione sono alcuni composti chimici, gli Pfas (polifluoroalchilici), cioè gli imperemeabilizzanti per tessuti e pellami prodotti anni fa dall’azienda di Trissino e ora fuori produzione. Questi prodotti vengono importati da centinaia di aziende venete che li utilizzano, inquinando pesantemente le acque e perfino gli acquedotti.
Non a caso un decreto della Regione Veneto definisce una strategia completamente nuova per la riduzione dei perfluoroalchilici nelle acque: censimento e controllo delle centinaia di utilizzatori.
Anche il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, nel giudicare sul ricorso promosso dal Consorzio Arica, con un provvedimento definisce interventi e programma per la riduzione dei Pfas nell'industria manifatturiera con la sostituzione dei "catena lunga" con quelli a "catena corta" o con molecole a minor impatto ambientale.
La pericolosità degli Pfas non è sin qui ufficialmente accertata: secondo gli standard internazionali non sarebbero pericolosi, ma per precauzione in diversi Paesi sono state introdotte alcune limitazioni non particolarmente severe alla presenza nelle acque potabili.
Ma in Veneto è scoppiata una vera psicosi, e la Regione per assecondare le paure dei cittadini, alimentate anche dai politici di piccolo cabotaggio alla ricerca di visibilità, ha fissato limiti severissimi, i più severi al mondo, paralizzando così gran parte degli acquedotti nelle cui acque v’erano tracce di queste sostanze disperse dalle industrie tessili e conciarie che le importano e utilizzano.
Con l'intervento del Tribunale e la relazione allegata al nuovo decreto regionale del 7 marzo, il problema è chiaro: va controllato chi oggi acquista d’importazione e utilizza Pfos e Pfoa, molecole che in Italia non si producono più da molti anni.
La relazione allegata al decreto indica modalità e tempi per questi interventi, entrando nel dettaglio. Tra le criticità il testo specifica che nel territorio vengono utilizzati prodotti "che si ritengono privi di Pfas dove invece non vengono semplicemente misurati perché mascherati da altri composti" indicando tra i cicli di lavorazione "ad esempio quelli utilizzati per dare alle pelli caratteristiche di idro-oleo repellenza, ovvero quelli utilizzati in talune attività galvaniche o in altre lavorazioni quali produzioni tessili, cartarie, farmaceutiche , etc... con diverse formulazioni".
La relazione precisa anche che "spesso gli utilizzatori dei prodotti chimici, a volte anche i fornitori stessi, non ne sono a conoscenza, vista l'assenza di indicazioni specifiche nelle schede tecniche di sicurezza" che prevedono che non sia obbligatoria l'indicazione di Pfas quando presenti in concentrazioni inferiori a 10 mg/l. In sostanza vengono utilizzate formulazioni che se contengono meno di 10.000.000 ng/litro di Pfas non è obbligatorio nemmeno indicarli in etichetta.
La relazione afferma poi che "la più recente revisione del documento Brefs - le note tecniche che portano alla definizione delle migliori tecnologie disponibili - indichi come applicabile la sostituzione dei Pfas a 8 atomi di carbonio con altri composti appartenenti ala stessa famiglia a più basso peso molecolare (a 4 atomi di carbonio)”.