Animalìe d’agosto. Il salvataggio dell’aquila di Bonelli e delle bertucce ma anche l’appello per il capodoglio nelle Eolie
L’aquila è finita dentro un pozzo per la raccolta d’acqua in aperta campagna vicino Caltanissetta; il progetto “Born to Be Wild” in Maremma e l’appello al salvataggio di un capodoglio prigioniero delle reti
Salvata aquila di Bonelli in Sicilia - Un’altra aquila di Bonelli tra quelle equipaggiate con trasmettitore satellitare GSM/GPS nell’ambito del progetto LIFE ConRaSI, è stata salvata in Provincia di Caltanissetta dalla squadra che si stava occupando del monitoraggio, dopo essere finita dentro un pozzo per la raccolta d’acqua in aperta campagna. Questo evento è la replica di un episodio già accaduto nel settembre del 2017, quando un altro giovanissimo maschio di aquila era rimasto intrappolato in una cisterna.
Ernesto, questo il nome della giovane aquila, è stato salvato, ci racconta il WWF, grazie alla collaborazione del gruppo professionale di discesa del CAI di Catania della sezione dell’Etna e ai tecnici del progetto LIFE ConRaSi che hanno improvvisato una “rampa di risalita” per l’aquila con teli e reti mimetiche annodate. Il rapace, dopo momenti di esitazione e rendendosi conto della nuova situazione, si è finalmente arrampicato, usando i suoi potenti artigli, lungo tutto il serpentone di stoffe annodate e, dopo una sosta sul bordo del pozzo, ha infine spiccato un potente e liberatorio volo verso l’orizzonte. Ora Ernesto vola di nuovo libero, monitorato costantemente insieme ad altre 15 aquile dagli studiosi siciliani.
La famiglia di bertucce - Rocket, Lucy, Buddy, e Calogero: sono i protagonisti del video “Siamo famiglia” che mostra la nuova vita di 4 delle 5 bertucce provenienti da sequestri realizzati nell’ultimo anno e mezzo (2018-2020) grazie all’attività di LAV nell’ambito del progetto internazionale Born to Be Wild (in collaborazione con Animal Andvocacy and Protection - AAP), ospitate presso il Centro di Recupero di Semproniano (Grosseto).
Un progetto sviluppato per rimediare ai gravi danni psicologici e fisici subìti da questi animali, che al momento del sequestro mostravano un forte stress psicofisico, privati di un normale rapporto con i propri simili e detenuti illegalmente per anni in spazi angusti e non adatti alle loro necessità etologiche. Grazie all’enorme impegno quotidiano della squadra messa insieme da LAV, formata da professionisti come veterinari, primatologi e keeper, queste bertucce hanno ricominciato a esprimere i naturali comportamenti sociali, fondamentali per loro, arrivando a costituire un gruppo sociale tipico della loro specie, una “famiglia”. “Il progetto Born to Be Wild è molto importante perché, nonostante non se ne sappia molto, la presenza delle bertucce nelle famiglie in Italia è un fenomeno ancora molto diffuso e quindi è indispensabile far sapere all'opinione pubblica quanto sia scorretto tenere degli animali esotici in casa”, afferma Valeria Albanese, keeper LAV.
Il “recupero” degli animali è il fine ultimo del progetto Born to Be Wild: al loro arrivo presso il Centro le bertucce mostravano i segni di un forte disagio, al limite della pazzia, con comportamenti stereotipati e manifestazioni di autolesionismo, superati solo grazie a un paziente e quotidiano lavoro delle keepers LAV e alla competenza del Veterinario Marco Aloisi. Il lavoro di inserimento dei nuovi individui e di creazione del gruppo è l’aspetto più complesso: al momento, 4 bertucce su 5 convivono armoniosamente, l’ultima arrivata, Pepa, ha iniziato il proprio percorso di inserimento.
L’appello per il capodoglio delle Eolie - “Lanciamo un appello a chiunque si trovi in navigazione nel tratto di mare eoliano e avvisti il capodoglio in difficoltà a segnalarlo immediatamente al numero 1530 della Guardia Costiera. Il fattore tempo, ora, è fondamentale per salvarlo”. Lo dice la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi. Dopo “Spike”, il capodoglio delle Eolie liberato dalle reti a fine a giugno grazie al prezioso intervento della Guardia Costiera, “Furia” un altro magnifico esemplare rimasto vittima del bycatch al largo dell’isola di Salina è stato avvistato il 18 luglio.
Quella per salvare il giovane capodoglio, che, nonostante la grande rete che lo mette in pericolo, riesce a compiere immersioni della durata anche di 40 minuti, è una corsa contro il tempo. Il Corpo della Guardia Costiera insieme a biologi ed attivisti di diversi enti e associazioni tra cui il MuMa di Milazzo, Sea Shepard e Filicudi Wildlife Conservation, hanno trascorso, infatti, gli ultimi due giorni e due notti con l’individuo per monitorarlo e seguirne i movimenti. L’attività di liberazione è risultata difficile a causa dell’agitazione del giovane capodoglio di circa 10 metri, ferito e impossibilitato nei movimenti.
I Capodogli, i più grandi predatori del Mare Nostrum, nuotano regolarmente nelle acque profonde del Canale di Sicilia e dell’arcipelago Eoliano, dove riescono a trovare in prossimità delle scarpate abbondanza di cefalopodi (seppie e calamari), le loro principali prede