Animalìe. Gli animalisti contro le pellicce in tutta Europa, al via la campagna “Fur Free Europe”
Un anno di tempo per raccogliere un milione di firme con la petizione di iniziativa dei cittadini europei e vincolare la commissione UE ad agire
Al via, in settimana, l’ambiziosa nuova Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per introdurre in tutta l’Unione il divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce, così come il commercio di prodotti di pelliccia.
Le richieste di FurFreeEurope
La ICE #FurFreeEurope è stata ufficialmente registrata dalla Commissione Europea nel marzo scorso, accogliendo così la validità della base giuridica dell’ istanza proposta. Tra le richieste dell’iniziativa c’è il divieto di allevamento in tutta Europa di animali destinati alla produzione di pellicce. Il contesto europeo - dicono - è oggi più che mai favorevole al raggiungimento di questo traguardo, tanto che l'industria della pelliccia sta affrontando una grave crisi economica, sia per la chiusura degli allevamenti (divieti nazionali, focolai in allevamenti di visoni e misure anti-Covid) sia per le dismissioni di queste produzioni da parte dei principali brand globali della moda. Altro punto è legato alla richiesta fatta alla Commissione UE da 12 Stati membri, tra cui l’Italia, in occasione del Consiglio Europeo dell’Agricoltura dell’anno scorso, di esaminare le opzioni per il divieto permanente dell'allevamento di animali “da pelliccia” e di presentare una proposta legislativa per raggiungere questo obiettivo. La Commissione ha avviato la revisione della legislazione sul Benessere degli animali in allevamento, che include anche gli animali “da pelliccia”; ciò significa che la nuova regolamentazione (entro marzo 2023 è prevista la bozza del Regolamento) potrebbe già includere il divieto di allevamento di animali allo scopo di ricavarne pellicce.
Perché bandirle
Secondo la LAV, l’Unione Europea deve bandire le pellicce, per diversi motivi, primo fra i quali il fatto che le complesse esigenze etologiche degli animali selvatici (quali visoni, volpi, cani procioni) non possono essere soddisfatte in allevamento: tenere animali in piccole gabbie e ucciderli solo, o principalmente, a causa del valore della loro pelliccia non può essere più legittimato nemmeno per specie domestiche come conigli o cincillà. Inoltre, gli allevamenti di animali “da pelliccia” rappresentano un rischio per la salute umana e animale, come dimostrato durante la pandemia di Covid-19, quando centinaia di allevamenti di visoni sono stati colpiti da focolai di coronavirus e nuove varianti sono state trasmesse dagli animali all'uomo; l'allevamento di pellicce ha un impatto ambientale significativo poiché la concia e la lavorazione delle pellicce comporta l'uso di sostanze chimiche tossiche, che peraltro possono ritrovarsi anche nei capi immessi sul mercato. In termini di inquinamento del suolo da metalli tossici, la produzione di pellicce è classificata tra le prime cinque industrie a più alta intensità di inquinamento; l'industria della pelliccia rappresenta anche una seria minaccia per la biodiversità, con alcune specie allevate, come il visone americano e il cane procione, che sono fuggite dagli allevamenti di animali da pelliccia e ora sono considerate (loro malgrado) Specie Aliene Invasive (IAS), causando impatti negativi sulla fauna selvatica nativa europea.
Le parole di Hameleers e Pavesi
“I cittadini europei lo chiedevano da tempo e i loro desideri hanno iniziato a cambiare il sistema moda, con molti marchi storici che sono diventati fur free; il Consiglio europeo dell’Agricoltura ha dimostrato che ora c'è anche una volontà politica. Chiediamo alle persone di aiutarci a fare la storia e vietare le pellicce una volta per tutte, e alle istituzioni europee di sostenere l’Iniziativa dei Cittadini Europei Fur Free Europe”, ha commentato Reineke Hameleers, CEO di Eurogroup for Animals. “L’Italia - dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV - Area Moda Animal Free, uno dei sette cittadini europei che hanno depositato l'Iniziativa a Bruxelles con Eurogroup for Animals - è stata negli anni uno dei Paesi-guida in Europa contro lo sfruttamento degli animali per la loro pelliccia; grazie alle campagne della LAV abbiamo ottenuto, prima a livello nazionale e poi a livello europeo, il divieto per le pellicce di cani e gatti, e successivamente per quelle di foca; lo scorso dicembre abbiamo raggiunto il traguardo del divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce in Italia. Ora è il momento di estendere anche questo storico risultato a livello europeo, e salvare così la vita di milioni di animali”.