Animalìe. Il clima che cambia. In Adriatico arrivano 91 specie tropicali
Il progetto europeo Balmas cerca le specie importate dalle navi tramite le acque di zavorra. A Bari scoperte 11 specie nuove arrivate da Taiwan, Australia e Messico, fra le quali alcune sono pericolose
Un sistema condiviso per il monitoraggio dei porti italiani, con l’obiettivo di individuare specie aliene, e la messa a punto di un sistema di allerta che diffonda subito la notizia dell’avvistamento di queste specie potenzialmente nocive. Sono alcuni degli obiettivi del progetto europeo Balmas sulla gestione delle acque di zavorra delle navi in Adriatico (Ballast water management system for adriatic sea protection), progetto che si conclude a settembre e su cui Ispra ha promosso un “infoday” a Bari, uno dei porti dell’Adriatico coinvolti nelle ricerche condotte dall’ente e dai suoi partner italiani e internazionali.
L’evento è stato anche l’occasione di presentare i primi risultati del progetto: solo nel porto pugliese il monitoraggio degli organismi che vivono associati al fondo del mare ha permesso di individuare 11 specie non indigene su fondi duri, 3 specie non indigene di fondi mobili e 2 specie macroalgali aliene. Tra questi organismi ci sono a esempio il polichete Pseudopolydora vexillosa, finora trovato solo a Taiwan, il polichete Hydroides elegans, proveniente dall’Australia, e il bivalve Anadara transversa, probabilmente originario del Golfo del Messico, già segnalato in Adriatico a partire dal 2001 e considerato una delle peggiori specie invasive presenti nel Mediterraneo.
Più in generale, nei quattro porti investigati in Italia (oltre a Bari sono stati coinvolti quelli di Trieste, Venezia e Ancona) sono state individuate 91 specie non indigene, 9 delle quali potenzialmente nocive. Il mare Adriatico è il mare italiano con il più elevato numero di specie non indigene, in particolare nella sua parte nord.
Tra i partner di Balmas per l’Italia vi sono, oltre a Ispra, il Comando generale delle Capitanerie di porto, il Cnr-Ismar, l’Ogs e il Centro Ricerche Marine di Cesenatico. Il ministero dell’Ambiente è partner associato, l’Arpa Puglia ha attivamente partecipato alle indagini nel porto di Bari, in collaborazione con Ispra.
Grazie a Balmas, per la prima volta sono state condotte specifiche indagini nei porti per l’identificazione di specie non indigene e specie nocive. I porti investigati in Adriatico sono in tutto 12: i 4 italiani, 5 in Croazia e 1 in Slovenia, Montenegro e Albania.
Oltre ai campionamenti dei fondali e della “colonna d’acqua” nei porti, sono stati effettuati campionamenti a bordo delle navi e messi a punto e testati nuovi protocolli operativi condivisi, incluso il sistema di Early Warning per le specie nocive in Adriatico, su cui Ispra ha collaborato strettamente con le Capitanerie di porto. Questo ha l’obiettivo di consentire un intervento tempestivo ed efficace, se specie non indigene o indigene nocive vengano rinvenute nei porti o aree limitrofe, evitando gravi conseguenze come quelle verificatesi lungo le coste peruviane agli inizi degli anni ’90, in cui le epidemie di colera sono state associate proprio agli scarichi di acque di zavorra.
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