La bufala del plutonio. L’addetto Sogin era contaminato da leggere tracce di americio
La notizia dell’incidente radioattivo sul lavoro era gonfiata: né plutonio né dosi pericolose. Il composto radioattivo è l’americio contenuto nei normali rilevatori di fumo che si vedono anche nelle camere d’albergo. Nell’impianto della Casaccia l’anomalia sarebbe avvenuta quando l’addetto si è sfilato la maschera. Nessuna contaminazione degli altri operatori e dell’ambiente
Alcuni ricorderanno l’allarme della settimana scorsa per un incidente sul lavoro avvenuto all’impianto Plutonio della Sogin alla Casaccia di Roma. Su alcune piattaforme social era circolata la bufala che si era trattato di un incidente nucleare con il plutonio. Non era un incidente nucleare e non era plutonio. Era americio – quello usato nei rilevatori di fumo che lampeggiano la lucina rossa nelle camere d’albergo o delle navi da crociera - l’isotopo radioattivo individuato nel corso degli esami effettuati sul lavoratore. Nessuna contaminazione interna degli altri operatori e dell’ambiente. L’americio serve per ionizzare l’aria attorno al rilevatore e attrarre le particelle di fumo, e rendere più sensibile l’apparecchio di allarme. I rilevatori vengono smaltiti in uno dei 24 depositi di rifiuti radioattivi presenti in Italia.
L’ispezione
Si è svolta la seconda ispezione dell’Isin nell’impianto Plutonio della Sogin nel Centro Ricerche della Casaccia, dove il 21 novembre scorso si è verificato l’episodio di contaminazione interna di un lavoratore nel corso delle attività di ispezione e riconfezionamento di rifiuti radioattivi. All’Ispezione hanno preso parte anche i carabinieri del nucleo tutela ambientale, del nucleo ispettorato del lavoro e della compagnia carabinieri Cassia. Nel corso della nuova ispezione sono stati acquisiti ulteriori elementi e ascoltati il lavoratore contaminato, alcuni operatori della squadra presenti il 21 novembre e la direzione dell’impianto.
L’accertamento
Nel corso degli accertamenti svolti è stato verificato che la contaminazione interna subita dal lavoratore è stata principalmente dovuta ad americio e non a plutonio, come era stato indicato dai media nei giorni scorsi. Inoltre, la dose efficace impegnata per il lavoratore si attesta attorno ai 6,2 millisievert: sulla base di questa stima, nonché delle ulteriori informazioni acquisite, si determina un non superamento del limite di esposizione annuo fissato in 20 millisievert.
La dose
La dose di radioattività assorbita dall’addetto è stata pari a 6,2 mSv. Gli effetti sulla salute umana sono rilevabili alla dose di 100 mSv, la dose di radioattività naturale assorbita in media da ogni italiano è nell’ordine del 3 mSv l’anno mentre gli astronauti sulla stazione spaziale internazionale assorbono poco meno di 1 mSv al giorno. Per legge, la dose massima per i lavoratori esposti alla radioattività è pari a 20 mSv l’anno; negli Usa e Canada è 50 mSv l’anno.
La maschera
In merito alla ricostruzione di quanto accaduto, la contaminazione interna – verificata con l’analisi degli escreti e delle urine – sarebbe da attribuire a una anomalia verificatasi in fase di rimozione della maschera intero-facciale, al termine delle operazioni in fase di svestizione.