La Cina nello smog punta su efficienza energetica e veicoli elettrici
Il premier Li Keqiang annuncia un piano per ridurre di 220 milioni di tonnellate l’uso del carbone, spingere la geotermia e favorire della mobilità sostenibile
La Cina affila le armi per combattere la guerra all'inquinamento dichiarata dal premier Li Keqiang in apertura dei lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo. I primi provvedimenti per ridurre le emissioni inquinanti prevedono una riduzione dell'intensità energetica del 3,9%, ha spiegato Li nei giorni scorsi, un taglio che equivale a 220 milioni di tonnellate di carbone in meno.
Il primo ministro ha sottolineato più volte l'impegno cinese contro le emissioni inquinanti e in favore dell'efficienza energetica, materia su cui la Cina ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, come confermano i dati pubblicati nelle scorse settimane da analisti indipendenti, che per la prima volta vedono Pechino superare Washington in questa particolare classifica.
Li ha ricordato i progressi fatti nel 2013, con dieci iniziative anti-inquinamento in 161 città, ma gli alti livelli di inquinamento dell'aria proprio in concomitanza con i lavori dell'Assemblea del popolo hanno catapultato la cappa di smog al centro della vita politica. “Occorrerà tempo per risolvere il problema - ha annunciato il primo ministro -, ma non possiamo aspettare che il vento e la pioggia spazzino via lo smog”.
La politica, con i provvedimenti e le sanzioni che può imporre, non è l'unica arma di Pechino contro lo smog. Un aiuto significativo può arrivare dalla ricerca e dalle energie alternative - come l'energia geotermica, secondo i calcoli dell’Ente nazionale sull’energia - il cui potenziale è pari a 853 miliardi di tonnellate di carbone.
Le potenzialità di questa risorsa rimangono, però, ancora molto sottosviluppate: attualmente le esplorazioni annue di questa risorsa si aggirano attorno alle tre milioni di tonnellate di carbone equivalente, troppo poco per incidere sul consumo di carbone, che occupa da solo almeno il 66% del consumo energetico cinese. Uno sviluppo adeguato di questa risorsa avrebbe una significativo impatto anche sull'inquinamento atmosferico, secondo la Nea, producendo un taglio delle emissioni di tremila tonnellate di carbone e oltre 75 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.
Un'altra arma che il governo può usare, e su cui lo stesso primo ministro ha posto l'accento, è quella delle auto elettriche. Nella relazione del lavoro del governo, le auto elettriche vengono definite “una soluzione verde a un problema cronico”, quello delle emissioni inquinanti.
Le sperimentazioni sono già in corso a Shenzhen, città nel sud-est della Cina, che il rapporto di lavoro del governo cita come la città al mondo con il maggiore impiego di mezzi pubblici elettrici: gli autobus sono tremila, mentre i taxi elettrici sono arrivati a quota 800. Non così esaltante il bilancio del consumo privato, con le auto elettriche che sono meno di dieci, e chi le usa, come sottolinea il rapporto, lo fa per brevi tragitti, a causa della mancanza di stazioni di rifornimento per veicoli elettrici nella città.