Concordia, relitto della discordia: “Una follia portare lo scafo all’estero”
È l’appello di Legambiente. E la regione incontra il governo: tempi certi per la rimozione e subito un decreto per adeguare il porto di Piombino allo smantellamento della nave
Il relitto della Costa Concordia non deve essere trasportato fuori dall’Unione Europea. Anzi: deve essere condotto e smantellato nel porto più vicino all’isola del Giglio, ossia Piombino.
“Lo stato italiano deve intervenire e non lasciare campo libero alla Costa Crociere nel determinare il progetto di recupero”, chiede Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente, in una intervista con l’Adnkronos sulla situazione dello scafo naufragato un anno fa, a commento dell’ipotesi che il relitto possa essere trasferito fuori dal territorio, non solo italiano ma addirittura europeo.
Parlare di porti esteri agli ambientalisti sembra “una follia”. “La rimessa in galleggiamento della nave è già stata rimandata – osserva Venneri – e adesso si parla dell’autunno del 2013. Questo dato, insieme alle difficoltà nel realizzare il falso fondale, dimostra che il progetto di recupero non è consolidato e lo stato deve farsi sentire”.
Il relitto è un gigantesco rifiuto che insiste sul territorio nazionale. E, “anche se il carburante è stato rimosso, restano tutta un’altra serie di inquinanti a bordo – avvertono gli ambientalisti – come detergenti, idrocarburi, composti organici volanti ma anche sostanze alimentari in putrefazione che in fase di galleggiamento potrebbero sfuggire. Ci aspettiamo ancora forti criticità”.
Anche la regione Toscana ha fretta. “Garanzie sui tempi di rimozione e un decreto legge urgente del governo per adeguare il porto di Piombino”: queste le richieste presentate dal presidente della regione, Enrico Rossi, nel corso dell’incontro che si è svolto la scorsa settimana al ministero dell’Ambiente con il ministro Clini, il prefetto Gabrielli e il sottosegretario all’Industria De Vincenzi.
“C’è bisogno – ha affermato il presidente – che il governo si assuma la responsabilità di individuare il porto più vicino, che come noto è Piombino, e di consentire il suo adeguamento in tempi rapidi per l’accoglienza e la bonifica della nave”. Le ragioni di carattere ambientale che depongono per questa scelta “sono logiche ed evidenti a tutti”, ha detto Rossi. E ad esse si aggiungono motivi di carattere industriale, legati alla presenza della Lucchini: anche per l’industria siderurgica, infatti, l’adeguamento del porto rappresenterebbe un vantaggio competitivo per il futuro.