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Fuoco e fiamme. Arrivano nell’aria italiana le ceneri degli incendi in Canada

where Aosta when Lun, 02/09/2024 who luca

L’Arpa della Valle d’Aosta per prima ha cominciato a rilevare le polveri fini Pm10 del fumo delle foreste canadesi in fiamme. I dati. L’aumento di polveri è rimasto entro i limiti di pericolosità. Che cosa è accaduto

Nell’ariasaintchristophe-1920x768.jpg che respiriamo sono arrivate le polveri degli incendi che stanno devastando le foreste del Canada. Niente di pericoloso, per i nostri polmoni e per la nostra salute, ma sono ceneri sufficienti a essere rilevate dal “naso” dei rilevatori dell’Arpa della Valle d’Aosta. Ne parla ne dettaglio anche l’Snpa, il sistema nazionale di protezione ambientale che con l’Ispra coordina le attività delle agenzie regolano di protezione dell’ambiente.
Il 21 agosto scorso l’Arpa Valle d’Aosta ha dato notizia dell’arrivo in regione di polveri sottili provenienti dal Canada. Le concentrazioni di Pm10 a terra si sono mantenute al di sotto dei limiti previsti dalla normativa. L’evento, che al momento sembra essere terminato, ha però suscitato molta curiosità nei media tradizionali e sui social network.
 
Che cosa accade in Canada
Gli stati di Alberta e British Columbia continuano a essere devastati dalle fiamme. In particolare, Jasper, una delle città situate nelle Montagne Rocciose canadesi, è stata distrutta per il 40%.
 
Non è la prima volta
Il fenomeno è accaduto altre volte, per esempio nell’estate del 2023 quando il fumo degli incendi scoppiati in Canada aveva attraversato l’Atlantico. Gli incendi canadesi del 2023 avevano “polverizzato” ogni primato precedente in termini di superficie coinvolta e di tonnellate di carbonio rilasciate nell’atmosfera. Per dare un’idea della portata, i 185mila chilometri quadri di foresta canadese bruciati l’anno scorso coprono un’area comparabile a quella di stati come il Dakota del nord o la Siria.
 
Che cosa succede nell’atmosfera
Incendi di queste dimensioni possono generare nubi spettacolari, simili a quelle dei temporali, chiamate pirocumuli e pirocumulonembi. Queste nubi possono crescere fino a raggiungere diversi chilometri di altezza, arrivando a sfiorare la corrente a getto, il “torrente” d’aria che scorre da ovest a est attorno al nostro pianeta. Le particelle sottili sollevate dagli incendi possono rimanere sospese per settimane, e venire trasportate dalle correnti atmosferiche a migliaia di chilometri dal punto di origine. Il loro spostamento può essere osservato dai satelliti artificiali, i quali permettono di prevedere l’arrivo delle polveri con alcuni giorni di anticipo.
 
Gli strumenti
Su gran parte dell’Europa, la nube di fumo è rimasta in alta quota senza raggiungere il suolo, manifestandosi con sottili velature nel cielo e colori insoliti. A testimonianza dell’interesse suscitato anche tra le persone comuni ci sono le numerose fotografie condivise sui social media in vari paesi europei.
In Arpa Valle d’Aosta si utilizzano un insieme di strumenti avanzati per monitorare la qualità dell’aria a terra e per esplorare tutta l’atmosfera sovrastante. Ad esempio, l’agenzia è capace di determinare la concentrazione di polveri e di alcuni gas lungo l’intera colonna atmosferica, informazioni cruciali per la qualità dell’aria, lo studio del riscaldamento climatico e le variazioni dell’ozono stratosferico. Tra gli strumenti spiccano i fotometri, dispositivi che, misurando la luce proveniente dal sole e dal cielo, calcolano la quantità e le caratteristiche delle polveri in atmosfera. Questi strumenti operano in sinergia con reti internazionali come quella statunitense e quella giapponese.
 
L’arrivo sull’Italia
La mattina del 21 agosto Arpa Valle d’Aosta ha rilevato un cambiamento significativo: chi ha alzato gli occhi al cielo e verso le montagne avrà notato un’aria più torbida e i raggi del sole visibili attraverso una sorta di foschia, segnali inequivocabili della presenza di polveri sottili sospese nell’atmosfera. Nel grafico sottostante si può osservare come il fotometro abbia registrato un improvviso aumento della torbidità dell’aria (quantificata attraverso lo “spessore ottico dell’aerosol”) tra il 20 e il 21 agosto, indicando chiaramente l’arrivo delle polveri. In Arpa Valle d’Aosta è stato sviluppato un metodo innovativo che consente di distinguere, in tempo reale e con una risoluzione oraria, le possibili fonti di emissione delle polveri nell’aria e calcolare il loro contributo al Pm10 totale. L’algoritmo si basa su una combinazione delle dimensioni delle particelle, misurate da un contatore ottico, e delle loro proprietà ottiche rilevate da un etalometro. Questi strumenti sono ormai diffusi in molte agenzie ambientali italiane, rendendo possibile l’applicazione di questa tecnica matematica anche in altre regioni.
Il 21 agosto, in particolare, è stato registrato un picco di polveri con un diametro medio di circa mezzo micron, una dimensione molto rara in estate ma più comune in inverno, quando una parte rilevante delle polveri sottili si forma all’interno delle goccioline d’acqua nella nebbia tipica della Pianura Padana. La presenza di queste particelle in estate suggerisce, invece, un elevato grado di invecchiamento delle polveri durante il loro viaggio sopra l’oceano. Una tecnica originale sviluppata dalla Arpa Valle d’Aosta ha permesso di distinguere, sulla base delle misure, il contributo al Pm10 a terra delle polveri canadesi da quello della Pianura Padana. Altre fonti di emissione di particolato riconoscibili dall’algoritmo sono il traffico, la combustione recente di biomassa, le polveri minerali desertiche e il risollevamento locale di polveri grossolane.
Il trasporto delle polveri dal Canada è coinciso con la campagna scientifica di campionamento in alta montagna, condotta da Arpa Valle d’Aosta, l’Università Ca’ Foscari di Venezia, diversi istituti del Cnr e l’Università di Torino. Questa campagna si svolge in tre siti geograficamente vicini, ma a diverse altitudini: la stazione di monitoraggio Arpa di Donnas (320 metri sul livello del mare), l’Istituto di ricerca Mosso al Passo dei Salati (2.900 metri) e l’osservatorio Testa Grigia a Plateau Rosa (3.500 metri di quota). L’obiettivo è determinare la quantità e la tipologia di polveri che possono raggiungere le Alpi. Le prime elaborazioni dei dati raccolti con strumenti automatici, come l’etalometro installato al Passo dei Salati, mostrano che l’arrivo delle polveri ha interessato tutte le quote, come evidenziato anche dal diagramma del lidar-ceilometer.
I risultati delle analisi, condotte con tecniche all’avanguardia sul particolato raccolto nei filtri, saranno disponibili entro la fine dell’anno. Questi dati permetteranno di approfondire la composizione chimica delle particelle trasportate e le trasformazioni che hanno subito durante il loro viaggio a causa degli agenti atmosferici.
Inoltre, consentiranno di comprendere come varia la tossicità specifica del particolato in relazione alla distanza dalla fonte di emissione, tenendo sempre presente che le concentrazioni rilevate in Valle d’Aosta sono rimaste al di sotto del valore limite giornaliero attualmente in vigore per la tutela della salute umana.
 
Per saperne di più: https://www.snpambiente.it/snpa/arpa-valle-daosta/polveri-sottili-dal-canada-lanalisi-aggiornata-di-arpa-valle-daosta/
 
 

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