Green economy – Arriva l’eco-manuale per gestire il “capitale naturale”
Dal riuso del tessuto urbano alla gestione delle foreste fino alla riduzione dell’impronta idrica. Dagli Stati generali della green economy una mappa per coniugare ecologia e sviluppo sostenibile. Con un occhio al turismo. E si avvicina il convegno di Rimini
Gestione del patrimonio forestale e boschivo, pari a un terzo del territorio nazionale, secondo i criteri della green economy. “Riuso” al posto di “uso” nel tessuto urbano per contrastare il consumo del suolo (70 ettari il giorno). Riduzione dell’impronta idrica nella produzione di beni e servizi. Alberghi “diffusi” per creare un’alleanza tra i parchi e le popolazioni. Sostenibilità delle attività di bonifica.
Sono queste alcune delle regole dell’“Eco-manuale di uso e manutenzione” del capitale naturale necessarie non solo per la tutela dell’ambiente, ma anche per uno sviluppo reale e sostenibile dell’economia. Proprio i “servizi ambientali”, cioè le risorse e i servizi offerti dagli ecosistemi e dal capitale naturale – oltre alle attività umane volte a tutelare e incrementare questo capitale – sono stati il tema della quinta assemblea nazionale programmatica che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma in preparazione degli Stati generali della green economy che si svolgeranno a Rimini il 7 e 8 novembre prossimo, nell’ambito di Ecomondo.
“La salvaguardia del capitale naturale e dell’equilibrio degli ecosistemi – ha detto Roberto Coizet, coordinatore del gruppo di lavoro sui servizi ambientali – è indispensabile sia per l’ambiente che per l’economia. Per questo è importante far convergere una quota degli investimenti nazionali e dell’economia del sistema produttivo verso politiche coordinate di protezione. È necessario infatti un uso calibrato delle risorse naturali senza compromettere la possibilità che queste risorse restino pienamente disponibili in futuro: questa per noi è la scommessa della sostenibilità”.
Ecco le cinque aree e i suggerimenti dell’eco-manuale:
Risorse idriche
È necessario un salto di qualità, mirato a una riduzione complessiva dell’“impronta idrica” richiesta dalla produzione di beni e servizi. Andrebbe favorita in ogni caso la componente “grigia” (risorsa riciclata) rispetto a quella “blu” (risorsa sottratta al ciclo naturale), rendendo visibile questo bilancio in una sorta di “etichettatura” applicata al bene prodotto, per favorire scelte di consumo più rispettose dell’ambiente. Per quanto riguarda i servizi idrici integrati, la regolazione economica da sola non è strumento sufficiente e va garantita un’adeguata regolazione ambientale.
Suoli agricoli
Oggi più della metà del suolo nazionale (57%) è classificato come superficie agricola. L’attività agricola influenza la biodiversità, i cicli biologici, l’attività microbiologica dei suoli, ma anche la conformazione del paesaggio e l’identità dei luoghi. L’attività agricola in Italia è in forte contrazione (negli ultimi trent’anni il numero delle aziende agricole è dimezzato e la superficie agricola utilizzata – Sau – è diminuita di 3 milioni di ettari). Questa contrazione è un danno per l’economia e per il patrimonio naturale. Per coniugare il miglioramento economico e occupazionale con criteri di valorizzazione del capitale naturale, in particolare bisognerebbe vincolare il 30% dei pagamenti della Politica agricola comune (Pac) a pratiche di “inverdimento” (greening), applicare più diffusamente i pagamenti per i servizi ecosistemici, cioè pagamenti per un servizio o per l’uso del suolo che presumibilmente garantirà tale servizio, e creare un sistema di scambio di crediti ambientali, secondo un meccanismo simile a quello adottato per il carbonio con il Protocollo di Kyoto.
Bonifiche
Per le bonifiche si è finora registrata una prevalenza di interventi basati su scavo e smaltimento per i suoli e su pompaggio, trattamento e scarico per le acque. Questi approcci sono talvolta inevitabili ma non molto ecoefficienti, perché comportano la trasformazione delle matrici ambientali da risorsa da recuperare a rifiuto da smaltire. Per avviare bonifiche sostenibili bisognerebbe in particolare inserire la bonifica nel quadro generale della tutela delle risorse ambientali (suoli e acque sotterranee), ai fini del loro recupero agli usi, attuali o programmati, garantire il recupero delle aree bonificate all’uso produttivo, al contempo diminuendo la richiesta di aree di maggior pregio da destinare ex novo a fini industriali o anche commerciali e residenziali.
Foreste e biomasse
In Italia circa un terzo del territorio è coperto da boschi e foreste (99.800 chilometri quadrati), mentre una porzione di poco inferiore è il territorio marginale incolto, improduttivo, spesso ormai desertificato. Un uso equilibrato di questi territori, secondo criteri di green economy, può portare importanti benefici alla qualità della vita degli abitanti, all’economia locale e alla tutela dell’ambiente. Per ottenere ciò, c’è bisogno in particolare di una valorizzazione delle biomasse legnose, incrementando la produzione di legname di qualità, puntando sui boschi a turno medio-lungo, arrivando alla produzione di biomassa a uso energetico come by-product della lavorazione di legname. Inoltre, serve la valorizzazione dei prodotti del bosco (funghi, pinoli, castagne, erbe aromatiche e così via) che potrebbero diventare “prodotti immagine” per aree marginali, oltre che di misure di sostegno ad hoc.
Parchi e aree protette
I parchi possono contribuire allo sviluppo dell’economia verde. Le politiche di conservazione accrescono il patrimonio naturale e solo da un patrimonio ben conservato può nascere “valore aggiunto”. Tra le iniziative per creare una valorizzazione dei “beni” del parco e dei saperi locali c’è bisogno, in particolare, di una nuova politica dell’accoglienza, con la creazione di sentieri, aree sosta, rifugi, musei, luoghi di osservazione delle bellezze naturali e altri servizi, grazie ai quali nella nuova offerta turistica tutti i valori del territorio vengano messi efficacemente in rete. Vanno promossi gli “alberghi diffusi”, cioè un’organizzazione dell’ospitalità presso le residenze locali che ponga le condizioni per una più solida alleanza tra l’ente e le popolazioni residenti, vero nodo del successo dei parchi.
Leggi subito l’eco-manuale per la gestione del “capitale naturale”! www.statigenerali.org