La guerra chimica. Rinvio di un altro mese per l’autorizzazione al glifosate
Non è stata raggiunta una maggioranza favorevole o contraria al rinnovo sull’uso del popolare erbicida
Rinvio di un altro mese, per dare tempo a una diversa commissione di rappresentanti degli Stati membri, e se nemmeno allora si raggiungerà un parere sarà la Commissione Ue a decidere in via definitiva entro il 15 dicembre. Questo il percorso per il rinnovo dell’autorizzazione al glifosate, il popolare erbicida per il quale la Commissione Ue ha già espresso parere favorevole al rinnovo dell’autorizzazione all’uso per altri 10 anni. Gli scienziati dell’agenzia europea sulla sicurezza alimentare Efsa avevano già espresso parere positivo all’uso del popolare prodotto, ritenendolo non pericoloso. La nuova autorizzazione decennale prevede comunque limitazioni sugli usi impropri del glifosate, per esempio l’uso come disseccante delle colture per accelerarne il raccolto, una pratica cui si ricorre per esempio in Canada per la coltura del grano duro.
L’iter per il rinnovo
La Commissione europea aveva proposto di rinnovare dal 15 dicembre 2023 al 15 dicembre 2033 l'autorizzazione per l'erbicida, in scadenza fra un mese e mezzo. Il 13 ottobre era prevista la decisione europea sulla proroga per l'utilizzo del glifosato, ma fra i rappresentanti dei Paesi membri non si è raggiunta la maggioranza qualificata dei voti (15 Paesi membri con almeno il 65% della popolazione complessiva) né per approvare, né per rigettare la proroga. Il governo italiano era favorevole alla proroga; contrari diversi Paesi come Austria e Lussemburgo; la Francia si è astenuta.
A esaminare la proposta di proroga sarà ora, a novembre, un altro comitato di rappresentanti degli Stati membri, il Comitato d’Appello dell’Unione Europea. Se anche in questo secondo esame non si raggiungerà la maggioranza qualificata la decisione spetterà alla Commissione di Bruxelles.
Secondo il portavoce della Commissione, Stefan de Keersmaecker, “la proposta che la Commissione ha presentato agli Stati membri segue un'ampia e approfondita ricerca scientifica. Sono stati analizzati moltissimi studi e dati. Naturalmente ci sono alcune lacune nelle informazioni su cui si basa la proposta, cosa che impone una serie di condizioni sull'uso del principio attivo del glifosate".
Che cos’è il glifosate
Il glifosate (glyphosate, glifosato) è un diserbante che agisce nei meccanismi vitali delle piante portandole a seccarsi. Viene assorbito dalle foglie; ha una ridotta penetrazione nel terreno, dove viene degradato dai batteri; ha una bassa tossicità per gli animali; costa poco; viene prodotto da molte aziende poiché è scaduto da molti anni il brevetto, che era della statunitense Monsanto (azienda acquisita dalla tedesca Bayer), e quindi non ci sono esclusive alla produzione. Una tossicità più alta viene rilevata sui prodotti commerciali in vendita, i quali per aumentarne l’efficacia contengono composti più pericolosi del glifosate.
La proposta Ue
La proposta della Commissione fissa limiti, tra cui divieto d’uso del glifosate per il disseccamento del raccolto, e propone fasce tampone nei campi di almeno 5-10 metri. La licenza per il mercato Ue è stata rinnovata l’ultima volta nel 2017 per soli 5 anni in attesa che studi accertassero una cancerogenicità finora non dimostrata. L’Efsa (l’agenzia europea sulla sicurezza alimentare) finora non ha individuato alcuna “area critica di preoccupazione” per gli effetti nell’uomo, negli animali e nell’ambiente che possa impedire l’autorizzazione dell’erbicida. Lo scorso luglio il parlamento austriaco ha votato a favore del bando totale del glifosate.
Il ruolo economico
La Bayer, che eredita la posizione commerciale della Monsanto ed è ancora il principale produttore di glifosate, ha rivisto al ribasso le previsioni economiche per il 2023 “soprattutto causa di un ulteriore significativo calo delle vendite di prodotti a base di glifosati”, pari a circa 2,5 miliardi di euro in meno su un fatturato di oltre 50 miliardi. È usato per liberare dagli infestanti le colture, con un’efficacia maggiore rispetto a diserbi meccanici che sono più faticosi, costosi e favoriscono l’erosione del suolo, ma viene utilizzato anche come strumento colturale per disseccare i raccolti al momento giusto. Inoltre il glifosate si può associare a colture modificate geneticamente in modo da resistere al prodotto; da ciò la lotta di diverse organizzazioni ecologiste contro il composto. Il glifosate ha struttura simile alla glicina, un amminoacido, e interrompe la sintesi di tre amminoacidi (triptofano, tirosina e fenilalanina), bloccando un enzima chiamato 5-enolpiruvilshikimato 3-fosfato sintetasi.
Il ruolo politico
Austria e Germania sono i Paesi che più si oppongono all’uso del glifosate, poiché sentono il peso politico di molti elettori, e la politica si fa sentire, a meno di un anno dalle elezioni per il nuovo Parlamento europeo, fra gli agricoltori, consumatori, ecologisti, lobby e la neutralità della scienza. Negli Stati Uniti diversi giudici hanno condannato la Monsanto (e la Bayer) a risarcire persone che ritenevano di essersi ammalate a causa del prodotto. Le associazioni agricole in genere preferiscono non esprimersi, perché il mondo agricolo ritiene di avere bisogno di questo prodotto più efficace di altri, meno costoso e con un impatto ambientale ritenuto inferiore rispetto ai diserbi meccanici.
Gli ecologisti contro
"Le prove indicano gravi effetti negativi", afferma Angeliki Lysimachou di Pesticide Action Network. "Ora sappiamo molto di più di quanto sapevamo nel 2017, perché ora non si parla solo di cancro, ma anche di neurotossicità, del potenziale disturbo del microbioma, con tutte le eventuali malattie collegate e pure dell'impatto sulla biodiversità".
Il Wwf aggiunge: “Sconcertante il voto favorevole del governo italiano che sul tema dei pesticidi si dimostra più attento alle richieste dell’agroindustria che alla salute dei cittadini”.