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Gli incendi di rifiuti. Cafiero de Raho: “Bisogna unificare le indagini”

where Roma when Lun, 03/06/2019 who roberto

Audizioni alla commissione Ecomafie con Sergio Costa. Alessandro Bratti e Maurizio Ferla hanno parlato dei fanghi dragati nei porti

Gli incendi dei rifiuti sono state al centro terra-fuochi.jpgdi alcune delle ultime audizioni della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, la cosiddetta commissione Ecomafie. Sono stati ascoltati il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, il procuratore Federido Cafiero de Raho, i quali hanno parlato degli incendi e in particolare Cafiero ha suggerito un coordinamento nelle inchieste. In un altro incontro la commissione ha ascoltato Alessandro Bratti (Ispra) e Maurizio Ferla sul tema dei fanghi dragati dai porti.

Gli incendi secondo Costa - Il ministro ha fornito tutti i numeri, divisi per regione, degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti e delle loro capacità, rilevando significative sproporzioni tra le diverse aree. Per quanto riguarda gli incendi, Costa ha ricordato che da giugno 2018 sono avvenuti 262 incendi, di cui 165 presso aree di deposito rifiuti, e il resto in aree di lavorazione rifiuti. Costa ha riferito in merito alle attività di contrasto agli incendi messe in atto dal governo, sia rispetto alle misure attuate su tutto il territorio nazionale, sia al piano d'azione per la Terra dei fuochi. Quest'ultimo per il ministro rappresenta un modello di monitoraggio e azione che, secondo quanto riferito da Costa, sta cominciando a funzionare e potrebbe essere applicato in altre aree del Paese dove le criticità legate agli incendi e all'abbandono di rifiuti sono maggiori.
Il ministro ha anche indicato alcuni aspetti su cui ritiene opportuno lavorare: la messa a sistema dei dati legati al fenomeno degli incendi, l'estensione del piano straordinario Terra dei fuochi ad altre zone del Paese per la rimozione dei rifiuti abbandonati, l'uso di sistemi satellitari e droni nella vigilanza del territorio in ottica di prevenzione dei roghi. Per quanto riguarda le linee guida per la prevenzione degli incendi negli impianti che trattano rifiuti, Costa ha affermato che il ministero sta acquisendo il quadro completo delle regioni che le hanno recepite.
I dragaggi con Ferla e Bratti - La Commissione ha ascoltato anche il direttore generale di Ispra Alessandro Bratti, accompagnato da Maurizio Ferla, responsabile del Centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera e l’oceanografia operativa.
I due esperti hanno tracciato il quadro delle norme relative ai dragaggi e la gestione dei sedimenti, temi su cui la Commissione sta svolgendo un’inchiesta. I porti, infatti, necessitano periodicamente di essere dragati per il loro corretto funzionamento. Questa attività produce sedimenti che sono spesso inquinati e devono quindi essere trattati seguendo le disposizioni normative. La normativa stabilisce le regole per il riutilizzo dei sedimenti in ambiente naturale, in mare o a terra.
Rispetto alla disponibilità di dati sulla movimentazione dei sedimenti, Bratti e Ferla hanno riferito che Ispra ha informazioni per quanto riguarda i Sin (15 quelli che comprendono contesti portuali), mentre manca un’anagrafe nazionale per tutte le altre aree, perché le autorizzazioni relative al dragaggio dei porti sono di competenza regionale. SI è parlato dei dragaggi nella laguna di Venezia, dove questa attività è regolata da un protocollo tra ministero dell’Ambiente, ministero delle Infrastrutture e Regione Veneto, risalente al 1993. L’Ispra sta lavorando con gli altri soggetti istituzionali per un aggiornamento delle regole, ormai datate. Bratti ha auspicato che le nuove regole abbiano una forma normativa forte, in modo da rappresentare una garanzia per chi autorizza, chi esegue e anche chi controlla le attività di dragaggio e gestione dei sedimenti. Bratti ha inoltre segnalato le criticità legate ai sedimenti della laguna di Grado e Marano, inquinata dal mercurio e dove permangono questioni anche sanitarie tuttora irrisolte.
In riferimento ai dragaggi di bacini fluviali, i due esperti hanno spiegato che mancano i criteri per la movimentazione dei sedimenti risultanti dal dragaggio dei fiumi. Bratti e Ferla hanno inoltre segnalato la criticità della situazione delle dighe. Il nostro Paese, è stato riferito, ne ha circa 500 di grandi dimensioni; il loro dragaggio è necessario perché i sedimenti tolgono capacità energetica e fanno pressione sulla struttura degli invasi, ma allo stesso tempo ci sono criticità rispetto alla gestione dei sedimenti grossi volumi da trattare come rifiuti.
“Il tema dei dragaggi, importanti per la piena funzionalità dei porti, è fondamentale per quanto riguarda l’equilibrio degli ecosistemi marini e la gestione dei sedimenti. Un aspetto, quest’ultimo, che non ha mai ricevuto la giusta attenzione e di cui ci occuperemo con un apposito approfondimento. Sarebbe utile un’anagrafe nazionale della movimentazione dei sedimenti nei porti italiani, che al momento non c’è”, ha aggiunto il presidente della commissione, Stefano Vignaroli.
Cafiero de Raho e la criminalità - Sono stati ascoltati anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, accompagnato dalla sostituta  procuratrice Eugenia Pontassuglia, responsabile del polo Criminalità ambientale della Direzione Nazionale Antimafia.
Il procuratore Cafiero de Raho ha riferito in merito alle attività di coordinamento della Dna, tra le cui competenze, per quanto riguarda i reati legati ai rifiuti, rientra esclusivamente il traffico organizzato di rifiuti. A questo proposito, il procuratore ha evidenziato l'importanza di trasformare in delitti gli attuali reati contravvenzionali legati ai rifiuti (gestione non autorizzata e traffico illecito di rifiuti). Trattandosi di contravvenzioni, infatti - ha spiegato Cafiero de Raho - questi vengono trattati dalle procure ordinarie, senza un coordinamento e un obbligo di comunicazione alla Dna.

Quest'ultima, ha proseguito de Raho, in qualità di centrale di coordinamento ha una banca dati alimentata dalle Dda fin dal momento dell'iscrizione della notizia di reato. Il procuratore ha inoltre segnalato la necessità che i reati riguardanti i rifiuti passino dalle competenze del giudice monocratico a quelle del giudice collegiale.
In merito agli incendi negli impianti di trattamento e stoccaggio di rifiuti, il procuratore ha evidenziato anche su questo fronte una mancanza di coordinamento a livello della magistratura inquirente: questo, ha riferito, causa una dispersione degli elementi e rende difficile mettere in collegamento i diversi episodi.
Cafiero de Raho ha dichiarato che sul fronte degli incendi si dovrebbe valutare l'esigenza di un coordinamento centralizzato, considerando anche che oggi le imprese dei rifiuti svolgono la loro attività in più regioni, infiltrandosi anche in società per azioni. Rispetto agli accertamenti effettuati dalle prefetture sulle aziende in ordine all'iscrizione in white list, Cafiero de Raho ha dichiarato che sarebbe necessaria una norma che faccia rientrare tra i reati ostativi anche quelli ambientali.
"Ringrazio la Dna e il procuratore Cafiero de Raho per il prezioso lavoro di coordinamento nel contrasto alla criminalità ambientale e per la documentazione depositata in Commissione sui nostri temi d'inchiesta. L'attività di coordinamento potrebbe rafforzarsi con alcune delle modifiche normative auspicate dal procuratore, che rappresentano degli utili spunti per l'attività legislativa. Per la lotta all'illegalità nel settore rifiuti serve puntare su strumenti efficaci e conoscenze specializzate e condivise sul fronte investigativo e inquirente", ha dichiarato il presidente della commissione Vignaroli.

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