Nucleare. Italia sotto accusa perché non c’è sistema di gestione (che però ci costa 300 milioni l’anno)
Procedura europea di infrazione mentre il Parlamento italiano approva un documento sul mancato deposito delle scorie
La Commissione europea ha avviato due nuove procedure d'infrazione nei confronti dell'Italia. Mancata trasmissione del programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi e leggi troppo stringenti sulla sperimentazione su animale: queste le anomalie riscontrate a Bruxelles.
Ma se il programma di gestione dei rifiuti radioattivi non è stato comunicato a Bruxelles, ciò che non abbiamo ci costa uno sproposito. Per gestire i rifiuti radioattivi del nostro paese si spendono 300 milioni di euro all'anno. È quanto evidenzia la relazione sulla gestione dei rifiuti nucleari in Italia e sulle attività connesse redatta dai deputati Stefano Vignaroli e Dorina Bianchi e approvata all'unanimità dalla Commissione d'inchiesta sui rifiuti.
L’infrazione europea - Pressing di Bruxelles sull'Italia sul fronte del programma nazionale sulla gestione di rifiuti e scorie radioattive: l'Italia l'ha inviato alla Commissione europea a febbraio 2016 - in ritardo rispetto alla scadenza fissata per l'agosto 2015 - e il testo ha sollevato dei dubbi da parte dell'esecutivo comunitario, che ha deciso quindi l'apertura di una procedura d'infrazione. Il piano italiano, secondo quanto si apprende, dovrebbe essere sottoposto a breve a una consultazione pubblica e alla valutazione ambientale strategica, come previsto dalle regole Ue. L'obbligo di presentare alla Commissione europea il programma nazionale deriva da una direttiva del 2011, che ha come scopo una gestione sicura e responsabile del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.
La commissione parlamentare - Il presidente della commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Alessandro Bratti, ricorda che "come commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti avevamo più volte denunciato i gravi ritardi accumulati dal nostro Paese nel percorso di gestione delle scorie radioattive. Sia nel convegno organizzato lo scorso 16 febbraio alla Camera, in cui mettevamo a confronto le esperienze di Italia, Francia e Spagna sulla gestione dei rifiuti radioattivi, sia durante la discussione nell'aula di Palazzo Madama della relazione della Commissione Bicamerale sui rifiuti nucleari avevamo segnalato di essere a rischio infrazione". I ritardi, prosegue Bratti, "sono la costante di tutti quelli che sono gli obblighi che abbiamo come Paese per l'individuazione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e della loro messa in sicurezza. Come è noto, la pubblicazione della mappa con i possibili siti per il deposito avrebbe dovuto essere pubblicata alla fine di questa estate ma, ad oggi, si attende ancora il nulla osta per la sua pubblicazione da parte del ministero dell'Ambiente e dello Sviluppo economico. Solo dopo potrà iniziare l'iter che dovrebbe portare, nel giro di otto anni, alla realizzazione del deposito”.