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Nuovi boschi crescono. L’anno scorso piantati 2,4 milioni di alberi in Italia

where Roma when Lun, 18/11/2024 who roberto

L’Atlante delle Foreste della Legambiente con AzzeroCO2. I nuovi boschi generano valore per 16 milioni di euro all’anno. I benefici ambientali ed economici generati dalle nuove infrastrutture verdi; lo stato di avanzamento degli interventi di forestazione previsti dal Pnrr; le sfide poste dai riscaldamenti climatici alla realizzazione degli interventi di forestazione; un’analisi degli strumenti che possono dare nuovo impulso alle foreste italiane

Da decenni l’Italia si sta rimboschendocoveratlantedelleforeste.jpg in modo molto intenso, le foreste stanno rioccupando gli spazi che le erano state sottratte dalle colture marginali e di sussistenza dei secoli scorsi e la vita selvatica, compresi i grandi animali, si sta riavvicinando alle case. La forestazione è considerata una delle prime grandi opere necessarie al Paese per combattere gli effetti del riscaldamento climatico e il dissesto idrogeologico. Ma quanto si pianta? E qual è la superficie interessata da tali attività in Italia? A registrare i dati è l’Atlante delle Foreste, giunto alla quarta edizione.
 
Milioni di alberi
Come riporta lo studio, oltre 2,4 milioni di alberi hanno messo radici in Italia nel 2023 su una superficie pari a oltre 3mila ettari. Un investimento per il futuro, frutto della pianificazione regionale e nazionale e della sinergia tra pubblico e privato, che genererà un ritorno economico stimato in oltre 16 milioni di euro all'anno per ciascuno degli anni di vita degli impianti arborei e arbustivi messi a dimora. L'indagine, condotta da Legambiente e AzzeroCO2 con il sostegno tecnico di Compagnia delle Foreste per Il Sole 24 Ore, racconta di un’Italia che continua a investire sulle infrastrutture verdi.
 
La mappa
Lo studio, basato sull'analisi di circa 300 macro-progetti distribuiti in aree urbane ed extraurbane, descrive un capitale naturale in continua evoluzione, tra le sfide del riscaldamento climatico e le opportunità offerte da strumenti finanziari pubblici, fornendo una mappa dettagliata degli interventi realizzati nelle Regioni italiane. Come si evidenzia nell’indagine, piantare alberi non è un semplice gesto simbolico, ma una scelta concreta e lungimirante con un ritorno economico tangibile che si estende ben oltre il semplice recupero dell'investimento iniziale, che avviene in soli 4-5 anni, di fronte a una vita media dei progetti superiore ai trenta anni.
 
Misurare l’impatto
L'Atlante delle Foreste quantifica l'impatto economico positivo generato dalle nuove infrastrutture verdi, considerando diversi fattori. La mitigazione di eventi climatici estremi e la regolazione della qualità dell'aria e del suolo contribuiscono per 2.202,9 euro per ettaro all'anno. Significativo anche l’impatto sul turismo sostenibile e sulle attività culturali, valutato in 639,2 euro per ettaro all'anno. Infine, ma non meno importante, le foreste garantiscono la biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi forestali per le generazioni future, con un apporto stimato in 2.342,5 euro per ettaro ogni anno.
La metodologia di analisi adottata per l'Atlante delle Foreste si basa su una rigorosa raccolta dati, effettuata in collaborazione con Compagnia delle Foreste, e su un modello di calcolo elaborato da AzzeroCO2, che ha realizzato anche le elaborazioni finali dei dati raccolti.
 
Il Mezzogiorno a due facce
Dallo studio emerge che, considerando gli investimenti pubblici e privati, le province autonome di Trento e Bolzano con oltre 637mila piante messe a dimora sono l’area con più alberi piantati nel periodo considerato, seguita dal Piemonte e da Basilicata e Puglia, che risalgono nella classifica, insieme ad altre Regioni del centro sud. Anche per quanto riguarda le Città metropolitane, ben due città del sud, Bari e Messina, occupano le prime posizioni insieme a Torino, grazie a interventi di forestazione finanziati con i fondi del Decreto Clima e del Pnrr.
Il segno positivo non riguarda però tutte le Regioni. Un dato rilevante emerso dall'analisi è l'assenza nel 2023 di nuove piantagioni finanziate con fondi regionali in sette Regioni: Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Calabria e Molise.
Questo è probabilmente dovuto al fatto che il 2023 ha rappresentato un anno di transizione per le politiche forestali italiane, in seguito alla conclusione del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022 e in attesa della piena operatività dei nuovi piani strategici (Complemento Regionale per lo Sviluppo Rurale del piano strategico della PAC 2023/2027).
Diversa la situazione della Liguria, dove la scelta di non investire in nuove piantagioni è legata all'elevata percentuale di superficie boschiva regionale. È importante sottolineare che l'assenza di incrementi nel numero di alberi piantati non è necessariamente un indicatore negativo, ma va contestualizzato nella specifica realtà regionale e nell’arco temporale di riferimento del rapporto. In alcuni casi le nuove attività di forestazione sono state messe in programma per il 2024.
 
Il clima e le specie di alberi
Ma, oltre alla quantità, è fondamentale considerare la qualità dell'investimento verde, ponendo attenzione alla scelta delle specie di alberi che vengono piantati, perché non tutti gli alberi sono uguali e neanche i territori che li ospitano. I riscaldamenti climatici impongono una riflessione urgente sulla progettazione degli interventi di forestazione, sia in aree urbane che in aree parco. In questa prospettiva lo studio suggerisce il potenziale utilizzo delle specie esotiche non invasive, che in determinati contesti potrebbero rafforzare la resilienza dei territori sottoposti a un forte stress. Queste piante non sono la risposta al clima che cambia; tuttavia, se ne può valutare l’utilizzo in alcuni contesti, analizzandone di volta in volta il rapporto rischi/benefici a livello territoriale. L'accelerazione del riscaldamento climatico sarà una dura prova, anche per gli alberi. Alcune specie se la caveranno meglio di altre in futuro, per questo potrebbero esserci dei “compromessi” nella selezione delle specie da utilizzare, con l’obiettivo di favorire la progressiva ricostituzione di un suolo forestale e di creare le condizioni per il ritorno delle specie autoctone.
 
Pnrr. Quale futuro per gli investimenti?
Tra gli strumenti per attuare le politiche di forestazione urbana ed extraurbana, il piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ha svolto negli ultimi due anni un ruolo importante, anche se alla fine del 2023 l’obiettivo iniziale cumulato in capo alle Città metropolitane è stato ridimensionato nel numero di alberi e nell’importo ammesso a finanziamento.
Il nuovo obiettivo, più realistico, prevede ora la messa a dimora di 4,5 milioni di alberi con un finanziamento ridotto a 210 milioni di euro. Il primo target (relativo al 2022) è stato considerato raggiunto con la messa a dimora di materiale di propagazione forestale (semi e piantine) per oltre 2 milioni di alberi e arbusti, destinati principalmente alle aree metropolitane.
Risulta evidente dall’indagine condotta sul 2023 che per molti progetti la fase di transplanting programmata non è stata portata a termine: buona parte delle Città metropolitane mostrano valori pari a “0” per numero progetti finanziati, superfici coinvolte, alberi messi a dimora ed euro investiti. Per il biennio 2023-2024, il Pnrr ha già finanziato altri 52 progetti per oltre 2,5 milioni di piante, con un investimento di 113 milioni di euro. Ci si augura che ciò consentirà di raggiungere, entro il 31 dicembre 2024, il nuovo obiettivo di messa a dimora di materiale di propagazione forestale (semi o piante) per almeno 4,5 milioni di alberi e arbusti.
Registro pubblico dei crediti di carbonio e Nature Restoration Law: un nuovo impulso per le foreste italiane.
Oltre al Pnrr, altri strumenti si profilano all'orizzonte per sostenere la salute delle foreste italiane. L'istituzione del Registro pubblico dei crediti di carbonio generati dal settore agroforestale, previsto dalla Legge n. 41 del 21 aprile 2023, rappresenta un passo importante. Sebbene il Registro sia già stato istituito presso il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e Economia Agraria (Crea), l'operatività è ancora in attesa delle linee guida per la generazione, contabilizzazione e certificazione dei crediti nonché per la loro iscrizione e gestione. Il ritardo, dovuto anche al processo negoziale in corso a livello europeo, rallenta lo sviluppo di un sistema che potrebbe offrire trasparenza e incentivi economici favorendo l'espansione degli interventi di rimboschimento.
A livello europeo, la Nature Restoration Law rappresenta un importante passo avanti per la tutela della biodiversità e fornisce impulso agli investimenti in progetti di forestazione. Pur essendo meno ambiziosa della proposta iniziale, la legge introduce obiettivi vincolanti per il ripristino degli ecosistemi degradati, con benefici per l'ambiente, l'economia e la salute. Entro il 1° settembre 2026, gli Stati membri dovranno presentare piani nazionali di ripristino, stimolando così investimenti in progetti che possono prevedere anche attività di forestazione.
Dalla quarta edizione dell'Atlante delle Foreste emerge chiaramente come la comprensione delle sfide e delle opportunità sia cruciale per portare avanti politiche di forestazione efficaci, capaci di affiancare una pianificazione forestale a lungo termine e integrata con le esigenze dei territori. Solo così il patrimonio verde del Paese potrà svolgere appieno il suo ruolo fondamentale per la mitigazione dei riscaldamenti climatici, la conservazione della biodiversità e il benessere delle comunità.
 
Il commento di Scollato
“L'aumento delle temperature, la maggiore frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi, come siccità e ondate di calore, ma anche alluvioni e nubifragi, fenomeni legati all'aumento della temperatura dei mari che altera i modelli climatici, stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza e la resilienza degli ecosistemi forestali e del verde urbano. Considerando che l'estate appena trascorsa potrebbe essere stata la più fresca tra quelle future, è fondamentale rivedere le linee guida e i modelli di riforestazione applicati per decenni, che non sempre sono adeguati a fronteggiare le nuove sfide. Così si rimettono in discussione e si ristudiano anche le tipologie di piante da mettere a dimora”, ha commentato Sandro Scollato, amministratore delegato di AzzeroCO2. “Collaboriamo con gli enti pubblici per identificare le piante più adatte a favorire la resilienza degli ecosistemi locali. Sebbene la normativa vigente in alcune Regioni e il buon senso suggeriscano di privilegiare quanto più possibile l'uso di specie autoctone, dobbiamo essere aperti a valutare, caso per caso, l'impiego di specie alloctone non invasive che possano adattarsi meglio alle nuove condizioni microclimatiche. L’obiettivo deve essere sempre creare ecosistemi resilienti e adattabili, affrontando le sfide attuali e future con interventi di forestazione all'altezza dei riscaldamenti climatici in corso”.
 
Il commento di Zampetti
“Con questa nuova edizione dell’Atlante delle Foreste – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale della Legambiente – abbiamo realizzato un quadro significativo degli interventi di messa a dimora di alberi effettuati in Italia e offerto un’analisi dei benefici che ne derivano, da quelli economici a quelli sistemici, come il contributo alla mitigazione di eventi climatici estremi e la regolazione della qualità dell'aria e del suolo che contribuiscono a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Proprio la messa a dimora di piante per creare polmoni verdi per le nostre città è uno degli obiettivi della nostra storica campagna Festa dell’Albero che quest’anno celebriamo dal 21 al 24 novembre con decine di eventi in collaborazione con il progetto europeo Life Terra. Perché vogliamo città più belle e respirabili, ma anche più resilienti agli effetti - impattanti - del riscaldamento globale: un risultato che passa soprattutto dalla buona gestione degli spazi verdi urbani, ancora troppo spesso trascurati, se non addirittura abbandonati”.

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