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Parla la scienza. Sui ghiacciai valdostani accumuli record di neve

where Aosta when Lun, 15/07/2024 who roberto

Le nuove rilevazioni dell’Arpa Valle d’Aosta. Così si è svolto il monitoraggio dei ghiacciai per misurare gli apporti nevosi nell’inverno appena trascorso, che si è concluso con le misure di accumulo effettuate il 28 maggio sul ghiacciaio del Rutor (La Thuile) e il 30 maggio sul ghiacciaio del Timorion (Valsavarenche). Sabbie sahariane

Sul ghiacciaio del Timorion, nella 03campionamentitimorion-1024x772.jpgValsavarenche, l’accumulo di acqua nella neve registrato è tre volte superiore alla stagione 2022/23, e coincide anche con il valore massimo della serie storica di monitoraggi dal 2001. Per il ghiacciaio del Rutor, a La Thuile, la stagione 2023/24 si posiziona al secondo posto per abbondanza di massa nel periodo di monitoraggio di 20 anni. Questo è quanto emerge dalla prima fase del monitoraggio dei ghiacciai regionali destinata alla misura degli apporti nevosi nell’inverno appena trascorso, che si è conclusa con le misure di accumulo effettuate martedì 28 maggio sul ghiacciaio del Rutor (La Thuile) e giovedì 30 maggio 2024 sul ghiacciaio del Timorion (Valsavarenche).
 
Perturbazioni atlantiche
La stagione invernale 2023/24, rispetto a quella precedente, è stata mediamente più ricca di precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo del tardo inverno e inizio primavera. Dopo un avvio dell’anno 2024 con temperature superiori alle medie storiche, i mesi di aprile e maggio sono stati caratterizzati da valori di temperatura nella media, o addirittura di un grado più bassi (maggio), favorendo la conservazione del manto nevoso fine alla fine di maggio.
I valori di neve accumulati sono variabili in funzione del settore geografico e della quota, fattori che influenzano sia le dinamiche degli accumuli rispetto alla tipologia di perturbazione che li ha generati, sia il metamorfismo e la fusione nel periodo primaverile. Il ghiacciaio del Rutor notoriamente beneficia di apporti nevosi generalmente maggiori rispetto al Timorion e negli inverni passati questo veniva ricondotto alla posizione geografica sensibilmente differente dei due apparati: il Rutor più “esterno” e quindi più soggetto agli apporti derivanti dalle perturbazioni atlantiche e il Timorion più “interno” e quindi meno coinvolto da queste ultime.
Nell’inverno appena trascorso si è potuto osservare come tale differenza sia venuta a mancare, mettendo in luce un più uniforme e ricco apporto di precipitazioni nevose sui due apparati glaciali.
 
Il caso Timorion
Il manto nevoso, misurato in 91 punti, ha mostrato spessori variabili da 315 a 650 centimetri nella zona di accumulo (con un’altitudine media di 3.350 m s.l.m.) e da 190 a 400 centimetri nelle quote inferiori, con un’altitudine media di 3.250 m s.l.m.
La densità media, rilevata in due punti significativi per rappresentare il comportamento degli accumuli su ampie aree del ghiacciaio, è stata di 426 chili per metro cubo, determinando un accumulo specifico pari a 1.800 millimetri di equivalente di acqua.
Il valore registrato quest’anno si pone al massimo della serie storica iniziata nel 2001 segnando un accumulo circa tre volte superiore rispetto a quello registrato nell’inverno 2022 – 2023 (630 millimetri) e di 400 millimetri superiore rispetto al massimo registrato nell’inverno 2012/2013 (1.413 millimetri).
 
Le sabbie sahariane

Le trincee nivologiche, utilizzate per la misura della densità del manto nevoso alle diverse profondità, hanno messo in evidenza ripetuti orizzonti contenenti sabbia giunta dalle aree sahariane nel corso dell’inverno e della primavera. La deposizione di tali particelle, oltre ad essere di interesse per la comprensione dei fenomeni di circolazione atmosferica a larga scala e ad avere ripercussioni sul monitoraggio della qualità dell’aria in area urbana, ha un impatto rilevante sulle dinamiche di fusione: gli strati arricchiti in sabbia, quando riappaiono in superficie, assorbono più luce (energia) ed aumentano il tasso di fusione accelerando la perdita di neve e incrementando i deflussi superficiali.
Il rilievo annuale dell’accumulo del ghiacciaio del Timorion è stato effettuato in collaborazione con gli operatori del Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
 
Il caso Rutor
Sulla base di 116 misure manuali e 226 misure geofisiche, l’accumulo medio è calcolato pari a 472 centimetri (con minimi di 210 centimetri alla fronte destra e massimi superiori ai 600 centimetri nell’ampio plateau sommitale). La densità media del manto, determinata sulla base di 4 misure effettuate sul ghiacciaio, è pari a 455 chili per metro cubo (massima e minima rispettivamente pari a 518 e 422 chili).
L’accumulo specifico è pertanto pari a 2.092 millimetri di equivalente d’acqua, valore che colloca l’inverno 2023/24 al secondo posto per abbondanza di massa, nel periodo di monitoraggio (20 anni), di poco inferiore al valore massimo registrato nella serie del 2013.
 
Il radar di profondità
La misurazione degli accumuli è stata effettuata combinando le tradizionali misure manuali tradizionali, basate sull’impiego di sonda da valanga centimetrata, con misurazioni geofisiche tramite ground penetrating radar (gpr). Queste ultime sono state condotte dal personale del Dipartimento DIATI del Politecnico di Torino. Utilizzando il gpr, sono stati eseguiti transetti continui, ottenendo dataset particolarmente completi e riducendo gli errori legati alla presenza di strati di ghiaccio nel manto nevoso e alla complessa morfologia della superficie del ghiacciaio, elementi che possono interferire con le misurazioni manuali. L’utilizzo combinato dei due differenti approcci ha permesso, in fase di elaborazione dei dati, la quantificazione effettiva dell’accumulo invernale, escludendo il residuo nevoso presente al termine della stagione estiva 2023 nel settore sommitale del ghiacciaio.
 
Per saperne di più: Immagini https://www.snpambiente.it/snpa/arpa...

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