A pieni polmoni. Il Rapporto Snpa certifica: sempre meglio la qualità dell’aria
L’anno migliore di sempre. Lo studio conferma che l’aria è sempre più respirabile. E poi aggiunge: “Ma bisogna fare di più”. Una procedura d’infrazione di Bruxelles per il 2022. Tutti i dati
Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente Snpa – costituito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dalle Agenzie ambientali di Regioni e Province autonome – presenta a Torino presso la sede di Arpa Piemonte il “Rapporto Qualità dell’aria in Italia 2023”.
Il 2023 è stato l’anno migliore da quando sono disponibili dati di PM10 e PM2,5 (metà degli anni ’90, dal 2007 con la rete completa), sia in termini di superamenti della soglia giornaliera del PM10 sia nei valori medi annuali. Dice il Snpa, il sistema nazionale di protezione dell’ambiente che sotto l’ombrello dell’Ispra unifica i dati delle singole Arpa regionali: la qualità dell’aria “migliora nel 2023, ma importante proseguire nelle azioni di miglioramento”. Nel frattempo la Commissione europea di Bruxelles ha aperto una procedura d’infrazione per la qualità dell’aria relativa al 2022.
La sintesi dello studio
Scendono biossido di azoto e particolato atmosferico, rimane problematico l’ozono in estate. Il quadro in generale miglioramento conferma il trend positivo degli ultimi anni, ma è necessario proseguire nell’applicazione di misure di contenimento delle emissioni inquinanti anche alla luce degli obiettivi a lungo termine contenuti nella revisione della Direttiva Europea.
Rispettati nel 2023 i valori limite annuali del particolato atmosferico PM10 in tutti i punti di misura, come anche quelli del PM2,5 (311 su 312), con una riduzione media per quest’ultimo di circa il 13% rispetto alla media del decennio 2013-2022. Anche il valore limite giornaliero del PM10 è stato rispettato nell’89% delle stazioni di monitoraggio, con eccezioni concentrate soprattutto nell’area Nord est del bacino padano (47 superamenti su 63), in porzione della conca a nord del Vesuvio e in provincia di Frosinone.
Nei limiti in quasi tutte le stazioni di monitoraggio (98%) il valore annuale del biossido di azoto, che nel 2023 segna una riduzione del 19% rispetto al decennio 2013-2022. I superamenti si verificano in stazioni influenzate da alti flussi di traffico stradale: Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo.
Occhio all’ozono
L’andamento dei valori del particolato è fortemente legato alle condizioni meteorologiche, che hanno influenzato in positivo i risultati del 2023, mentre la riduzione delle emissioni incide soprattutto nel medio e lungo periodo. Preoccupa l’aumento dei periodi di stagnazione atmosferica invernale (inversione termica a bassa quota, alta pressione livellata, assenza di precipitazioni, vento molto debole o assente) in alcune delle aree del paese solitamente più critiche, situazione che si è verificata con particolare rilevanza nei primi mesi del 2024. In prospettiva, i monitoraggi dovranno tener conto anche degli effetti delle estremizzazioni atmosferiche causate dal cambiamento climatico.
Osservato speciale è l’ozono, inquinante presente specialmente in estate. Nel 2023 l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana è stato rispettato solo in 49 stazioni su 344, pari al 14%. Caldo estremo e assenza di precipitazioni favoriscono i superamenti della soglia.
Gli obiettivi irraggiungibili Oms
Il quadro sostanzialmente positivo dei dati relativi al 2023 conferma un trend in generale miglioramento che deve stimolare a proseguire nelle azioni di risanamento anche alla luce degli obiettivi a cui tendere nel lungo termine per la nuova direttiva dell’Unione Europea sulla qualità dell’aria in via di definizione. In particolare, il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale sarà chiamato a rafforzare le capacità analitiche per monitorare la composizione chimica del particolato atmosferico in quanto i recenti studi dell’OMS hanno evidenziato che gli effetti sulla salute non dipendono solo dalle concentrazioni di polveri sottili ma anche dalla loro composizione. L’Oms sostiene infatti che una migliore comprensione della tossicità delle particelle provenienti da varie fonti potrebbe facilitare politiche di abbattimento mirate e misure di controllo più efficaci per ridurre il carico di malattie dovute all'inquinamento dell’aria. Lo scenario che introduce la proposta di nuova Direttiva sulla qualità dell’aria in discussione al Parlamento europeo indica la necessità di individuare e attuare rapidamente strategie aggiuntive rispetto a quelle già implementate, atte a ridurre significativamente l’inquinamento atmosferico, tenuto conto del fatto che i livelli attuali sono superiori, in larga parte del Paese, ai valori limite proposti e ai valori guida dell’OMS. La strada da percorre è ancora lunga e richiede un’ulteriore - particolarmente rilevante - riduzione delle emissioni.
La qualità dell’aria in Italia nel 2023
I dati del 2023 delineano un quadro di generalizzato miglioramento rispetto al recente passato e un consolidamento del trend di riduzione registrato negli ultimi 10 anni, nonché un sostanziale avvicinamento all’obiettivo di rispettare i valori limite di legge su tutto il territorio nazionale.
I primi dati sembrano infatti confermare l'andamento osservato nel periodo 2013-2022, con una riduzione marcata e progressiva per il biossido di azoto, estesa alla maggior parte delle stazioni, con livelli mediamente inferiori nel 2023 anche a quelli registrati nell’anno del lockdown, e una riduzione significativa del PM2,5 nella maggioranza dei punti di misura. Si registra inoltre nel 2023 un’inversione di tendenza rispetto a quanto osservato negli ultimi 4 anni, nei quali si era evidenziata una sostanziale stabilità dei livelli di PM10.
L’anno migliore di sempre
Il 2023 è stato l’anno migliore da quando sono disponibili dati di PM10 e PM2,5, sia in termini di superamenti della soglia giornaliera del PM10 che in termini di valori medi annuali. Mentre la progressiva riduzione delle emissioni di particolato e dei precursori contribuisce alla tendenza di fondo osservata nel medio periodo, occorre considerare che i periodi di stagnazione atmosferica invernali (inversione termica a bassa quota, alta pressione livellata, assenza di precipitazioni, vento molto debole o assente) in alcune delle aree del paese solitamente più critiche, sono stati meno frequenti e intensi nell’anno appena trascorso rispetto al recente passato.
I dettagli delle polveri
I valori limite annuali del PM10 (40 µg/m³) e del PM2,5 (25 µg/m³) sono rispettati su tutto il territorio nazionale, con un’unica eccezione per una stazione di misura del PM2,5. È la prima volta, da quando si effettuano misurazioni di PM10, che il valore limite annuale per questo inquinante viene rispettato in tutti i punti di misura in Italia.
I casi di Venafro, Brindisi, Frosinone
Nell’ 89% delle stazioni è rispettato anche il valore limite giornaliero del PM10 (50 µg/m³ per la media giornaliera da non superare per più di 35 giorni in un anno). Rispetto al recente passato, le violazioni del valore limite risultano mediamente inferiori. Tuttavia si registra ancora il mancato rispetto del valore limite giornaliero in diverse zone del Paese: nella parte nord del bacino padano, in porzione della conca a nord del Vesuvio, nella zona della Valle del Sacco (in provincia di Frosinone). Isolati casi di violazione sono stati registrati anche in provincia di Pordenone, nella zona della Piana Lucchese, nella pianura Venafrana (in provincia di Isernia) e in provincia di Brindisi.
Le sabbie del Sahara
Come noto ai superamenti giornalieri possono contribuire - in alcuni casi - fenomeni naturali come gli eventi di intrusione al suolo di sabbie provenienti dalle aree desertiche del Nord Africa, del Medio-Oriente e della depressione caspica. La valutazione della frequenza e dell’intensità di questi fenomeni e quindi del contributo al numero di giorni di superamento per alcune regioni è attualmente in corso e sarà descritta nelle relazioni annuali sulla qualità dell’aria predisposte dalle strutture regionali del SNPA nei prossimi mesi.
Biossido di azoto
Anche il valore limite annuale del biossido di azoto è rispettato nella larga maggioranza delle stazioni di monitoraggio (98%), sebbene sia da registrare il superamento in un numero limitato di stazioni, localizzate in grandi aree urbane in prossimità di importanti arterie stradali: Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo. Il valore limite orario è invece rispettato ovunque. In larga parte del Paese si registrano ancora livelli di concentrazione di ozono superiori agli obiettivi previsti dalla legge (solo il 14% delle stazioni rispetta l’obiettivo a lungo termine, pari a 120 µg/m³ come valore più alto della media mobile giornaliera su otto ore); a causa delle condizioni meteorologiche estive, con condizioni di caldo estremo e assenza di precipitazioni che hanno caratterizzato l’estate 2023, sono stati registrati anche diffusi superamenti della soglia di informazione (180 µg/m³ per la media oraria) prevista a
tutela della popolazione dall’esposizione acuta. I superamenti della soglia di allarme (240 µg/m³) sono stati quasi del tutto assenti (3 ore in tutto).
La procedura d’infrazione
Bruxelles ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia per la persistente mancata esecuzione della sentenza della Corte di giustizia dell'Ue del 10 novembre 2020 (causa C-644/18). Sebbene dalla data della sentenza l'Italia abbia adottato alcune misure, nel 2022 si registravano ancora superamenti dei valori limite giornalieri in 24 zone di qualità dell'aria, mentre una zona segnalava superamenti dei valori limite annuali.
Dalla ricezione della lettera da parte della Commissione l'Italia dispone di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire l'Italia alla Corte, con la richiesta di irrogare sanzioni pecuniarie.
Leggi lo studio integrale: https://www.snpambiente.it/snpa/la-q...