Spegniamo la Terra dei fuochi, ora è reato bruciare i rifiuti
Introdotto il reato di combustione illecita di rifiuti. Oggi i roghi tossici di rifiuti sono infatti sanzionabili soltanto con contravvenzioni
Il decreto sulla Terra dei fuochi “va in Parlamento” ma è “già norma da oggi”. Così il premier Enrico Letta ha parlato, nei giorni scorsi, delle disposizioni per curare le piaghe nell’area tra Napoli e Caserta. Strumenti e mezzi in più a disposizione delle forze dell’ordine e dei magistrati, a cominciare dal primo articolo (nove in tutto; di cui una parte dedicati all’Ilva), e cioè l’introduzione del reato di combustione illecita di rifiuti, fino alla ‘fotografia’ dello stato dell’arte sui suoli contaminati per distinguerli da quelli sani, e l’accelerazione delle bonifiche. Oggi i roghi tossici di rifiuti (spesso come ’miccia’ si usano pneumatici abbandonati) sono infatti sanzionabili soltanto con contravvenzioni. Con questa norma vengono disposte sanzioni penali: è previsto il carcere da due a cinque anni; e nel caso l’incendio riguardi rifiuti pericolosi, la pena della reclusione sale da tre a sei anni. Inoltre, la pena viene aumentata di un terzo se i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa o comunque di un’attività organizzata (è prevista la confisca dei mezzi di trasporto e dell’area inquinata).
Maggiore incisività della pena è prevista anche se i fatti sono commessi in territori interessati (anche fino a 5 anni prima) da dichiarazioni di stato di emergenza per i rifiuti. Questo è il caso della Campania. In questo modo si mira a colpire il fenomeno dei roghi tossici di rifiuti che portano danni all’ambiente e alla salute, con la dispersione in atmosfera dei residui della combustione, incluso il rischio di ricadute al suolo di diossine.
Il secondo articolo del decreto estende l’obbligo di informare le amministrazioni locali degli eco-reati (danni ad ambiente, salute e qualità dei prodotti agroalimentari) per favorire un corretto raccordo con l’Autorità giudiziaria e prendere i necessari provvedimenti. C’è poi il capitolo dedicato alla classificazione dei suoli coltivabili (art. 3) per far fronte all’allarme sociale sullo stato di contaminazione dei terreni agricoli campani e su eventuali pericoli per la salute. l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania (Arpa Campania) faranno la ‘mappatura’ per acquisire una ‘fotografia’ ufficiale della situazione. In questo modo nelle aree contaminate sarà limitata la coltivazione e tenterà così di sfatare i timori sui prodotti campani. C’è poi spazio per le bonifiche. Nell’art. 4 è contemplata un’accelerazione e semplificazione per gli interventi e per la spesa pubblica, con la costituzione di un Comitato interministeriale e di una commissione per individuare e potenziare gli interventi di monitoraggio e tutela in Campania. In questo sarà possibile fare ricorso allo strumento giuridico del Contratto istituzionale di sviluppo per garantire la qualità della spesa pubblica. Infine è prevista la possibilità di finanziare il programma anche con l’utilizzo del Piano operativo regionale Campania 2007-2013 (fondi strutturali), del Piano di azione e coesione, nonché con misure che saranno adottate nella programmazione dei Fondi europei e nazionali.