Studio dell’Università Cusano. Il 2022 è stato l'anno più green di sempre. Italia ed Europa capofila
Dall'automotive ai carburanti, dall'edilizia alle fonti rinnovabili, l'Italia segna numeri incoraggianti. Ecco la svolta green dell’Italia
Troppi luoghi comuni da sfatare. Eccone uno. Nonostante che negli ultimi 30 anni le emissioni di CO2 abbiano segnato +141%, a livello energetico il 2022 è stato l'anno più green di sempre. Con l'Italia e l'Europa a fare da capofila per la trasformazione green. Dall'automotive ai carburanti, dall'edilizia alle fonti rinnovabili, l'Italia segna numeri incoraggianti. Sono i risultati di una ricerca dell’Università milanese Niccolò Cusano che analizza l’evoluzione della transizione ecologica e l’impegno italiano e globale per una completa decarbonizzazione. Afferma l’Unicusano che il 2022 è stato l’anno più verde di sempre con un significativo abbattimento di CO2 derivata dalla produzione di energia elettrica. Ma non solo dall’edilizia all’automotive fino agli impianti di produzione “alternativi”: sono tanti i settori in cui l’Italia è pioniera, decisa a invertire la rotta per abbattere le emissioni di gas serra che segnano un +141% negli ultimi 30 anni. Una nuova strategia che dovrà tenere conto delle troppe centrali a carbone (5% della produzione elettrica nazionale) e a gas che coprono il 50% del fabbisogno nazionale.
“In questo lungo e profondo percorso di cambiamento, però, non è sola: rispetto al resto del mondo l’Europa si muove compatta verso un futuro ecosostenibile, mostrandosi molto sensibile ai temi che hanno infuocato i dibattiti alle ultime conferenze internazionali sul clima”, afferma l’università.
Italia in testa
L’Unicusano svela che, negli ultimi anni, nel Belpaese e nel Vecchio Continente è davvero fiorita un’attenzione particolare verso l’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici che ha anche nell’automotive uno dei suoi punti di forza.
Le automobili più pulite di sempre
A sorpresa nel settore automobilistico l’Europa si conferma prima in classifica insieme alla Norvegia dove, nel 2022, 9 auto acquistate su 10 erano elettriche. A seguire la Cina che, con il 16% di acquisti green, soddisfa la metà del fabbisogno mondiale. Ultima l’America, con solo il 5% di auto green acquistate nel corso del 2022. Secondo l’Unicusano la svolta, però, non arriva solo dal mercato delle auto elettriche - che oggi ha raggiunto i 6,6 milioni di unità presenti su strada (oltre i 280 milioni di veicoli elettrici a due e tre ruote) - quanto dai biocarburanti che alimentano queste ultime. Uno fra tanti il combustibile a idrogeno, tecnologia emergente e star del prossimo futuro.
Il progetto Hydrozero
L’utilizzo dell’idrogeno rappresenta una svolta d’avanguardia che vede nell’Università Cusano uno dei suoi maggiori sostenitori con il progetto Hydrozero.
L’obiettivo dello spin-off è, afferma l’università Cusano, “promuovere la decarbonizzazione e la transizione ecologica, andando ad abbattere le emissioni di anidride carbonica che, ad oggi, in Europa raggiungono il 72% solo nel settore stradale, tramite lo sfruttamento dell’elettricità fotovoltaica immagazzinata in Egitto (luogo di installazione degli impianti), convertita in idrogeno gassoso e trasportata in Italia tramite gasdotto Greenstream”.
Le fonti rinnovabili
Pietra miliare della transizione ecologica è certamente la produzione di energia da fonti alternative. Sono più di 1 milione e 200mila gli impianti fotovoltaici in Italia, numero che è cresciuto in modo esponenziale di centomila unità l’anno a partire dal 2017 e che è destinato a triplicare nei prossimi 9 anni. Il contributo maggiore arriva dai settori idroelettrico (42%), fotovoltaico (20%) e delle bioenergie (17%), seguono l’eolico e il geotermico - rispettivamente con 16 e 5 punti percentuali -, infine il termico e quello dei trasporti, che si alimentano a biomassa solida l’uno, e a biocarburanti l’altro.
Per l’Italia l’obiettivo nei prossimi dieci anni è chiaro: installare impianti che amplino il parco delle rinnovabili con almeno 70GW di energia pulita in più.
Dice lo studio: “Rispetto al documento Sharm el-Sheikh Implementation Plan – un invito a ridurre i gas serra del 43% nei prossimi 7 anni – l’Italia e l’Europa hanno un obiettivo comune, individuato dalla Comunità Europea e riportato nel Clean energy for all package: entro il 2030 la quota di Fer (Fonti di Energia Rinnovabile) sui consumi nazionali deve raggiungere almeno il 32,5%. Un obiettivo complesso ma non impossibile da realizzare, considerato che, dal 2005 al 2018 l’energia proveniente da fonti rinnovabili nel nostro Paese è raddoppiata, permettendo all’Italia di superare la soglia minima prevista dal Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (Pan) sia per il 2018 che per il 2020”.
Emissioni in calo
Grazie a tutte queste politiche nel 2022 le emissioni di carbonio nell’atmosfera provenienti dalla produzione mondiale di energia elettrica hanno registrato il minimo storico di 436 grammi di CO2 per ogni chilowattora prodotto. Secondo i dati Ember l’elettricità utilizzata l’anno scorso è stata la più pulita di sempre grazie al mix energetico rinnovabile costituito da energia solare ed energia eolica, oggi responsabili del 39% della copertura mondiale del fabbisogno elettrico.
È l’Europa, secondo gli stessi dati, la pioniera della neutralità climatica, confermandosi anche nel 2022 come continente più veloce del mondo in termini di espansione delle fonti rinnovabili, con una crescita annua del +61%, sia in termini generali che in settori specifici.
Transizione elettrica
Conclude l’Unicusano che “il futuro della transizione elettrica in Italia sembra essere roseo anche se in salita. Il 2022 - nonostante una diminuzione della domanda di energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto al 2021 - è stato indicato come l’anno di picco per la produzione delle rinnovabili. Una crescita che tenderà ad arrestarsi e assestarsi già a partire da quest’anno”.
Gli sforzi dei prossimi 7 anni, dunque, dovranno essere maggiori ma con due obiettivi comuni: l’eliminazione progressiva degli impianti di produzione fossile e l’azzeramento della dipendenza dalle importazioni.