Surprais. Si cominciano a scoprire giacimenti di idrogeno. E costa meno di quello “verde”
Aziende minerarie e compagnie a caccia di riserve. In Francia un grande giacimento con 46 milioni di tonnellate di idrogeno naturale, metà dell’attuale produzione mondiale annuale
L’idrogeno è l’elemento e la molecola più abbondante nell’universo. È l’atomo primigenio; quello che, fondendosi con altri e aggregandosi, ha generato tutti gli altri elementi; è estremamente piccolo, agile, fuggitivo e reattivo. In genere lo si trova solamente combinato con altri atomi in molecole più complesse. Ma si cominciano a scoprire giacimenti di idrogeno allo stato naturale. Idrogeno che non ha reagito con altri atomi e non si è legato. In maggio la Française d’Énergie (FdE) mentre cercava sacche di pericoloso grisù nelle vecchie miniere di carbone inattive in Lorena ha scoperto un grande giacimento con 46 milioni di tonnellate di idrogeno naturale, pari alla metà dell’attuale produzione mondiale annuale di idrogeno.
A 600 metri di profondità è stata individuata una concentrazione di idrogeno libero pari all’1%; a 800 metri il 6%, a 1.100 metri il 15%.
I costi dell’idrogeno minerario
La scoperta del giacimento di idrogeno ha riacceso l’attenzione sulla ricerca mineraria di questo elemento ritenuto essenziale per la transizione energetica e la decarbonizzazione. Finora l’idrogeno è stato prodotto estraendolo dalle molecole in cui è legato, e in particolare spezzando la molecola dell’acqua (idrogeno e ossigeno) oppure le molecole di idrocarburi (idrogeno e carbonio), con un impatto ambientale ed economico. Ma i ritrovamenti nelle profondità del sottosuolo dicono che l’idrogeno molecolare è molto più diffuso in natura di quanto si pensasse in precedenza. L’idrogeno naturale potrebbe costare molto meno rispetto a quello prodotto con l’elettrolisi dell’acqua e potrebbe aggirarsi attorno ad 1 euro al chilo contro i 6 euro dell’idrogeno verde.
Investitori petroliferi e minerari
Le tecnologie per individuare i giacimenti ed estrarne il contenuto sono le stesse usate per gli altri gas minerari, come il metano o l’anidride carbonica. Grandi società energetiche come Shell, Bp e Chevron si stanno associando a un consorzio creato dal Us Geological Survey (Usgs) e dalla Colorado School of Mines per studiare l’idrogeno geologico, ma sono anche nate diverse startup come HyTerra e Natural Hydrogen Energy interessate ai giacimenti in Nebraska e Kansas, la Gold Hydrogen in Australia. Nel Mali la canadese Hydroma dal 2015 sta estraendo idrogeno dal sottosuolo. Alla Montana State University, gli scienziati monitorano l’idrogeno fuoriuscito dai calderoni bollenti del Parco Nazionale di Yellowstone.
Dove si nasconde l’idrogeno
Potenzialmente potrebbero esserci 150mila miliardi di tonnellate (un miliardo di tonnellate alimenterebbe gli Stati Uniti per un anno intero). Se si riuscisse a sfruttare anche solo il 2% o il 3% dell’idrogeno oggi stimato, si potrebbe soddisfare l’intera domanda mondiale di 500 milioni di tonnellate annue per centinaia di anni. Finora si riscontra presenza di idrogeno allo stato libero sulle dorsali oceaniche, nelle montagne con le ofioliti, nei resti di antiche rocce oceaniche, ma soprattutto nelle rocce ricche di ferro o nelle sacche d’acqua ricche di ferro in prossimità di fratture tettoniche.
Come si forma l’idrogeno minerario
Con ogni probabilità questo idrogeno si forma nel sottosuolo per processi termochimici, simili al cracking e all’hydrocracking degli impianti chimici realizzati dall’uomo, in cui il calore e la pressione del sottosuolo spezzano in idrogeno e carbonio le molecole di metano o di altri idrocarburi; oppure una reazione chimica continua in cui l’acqua si mescola con ferro in stato di ossidazione.
Progetti europei
L’Ue intende importare 10 milioni di tonnellate e produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile per sostituire il gas fossile importato dalla Russia entro il 2030. Per il 2050, l’obiettivo è di 60 milioni di tonnellate all’anno. Con la scoperta del giacimento, la Francia potrebbe produrre tre milioni di tonnellate l’anno, tenendo conto delle risorse del bacino della Lorena e altre risorse che potrebbero nascondersi nel sottosuolo delle Alpi, dei Pirenei e in Nuova Caledonia. Ciò rappresenterebbe poco meno della metà dei 6,5 milioni di tonnellate di idrogeno a basse emissioni di carbonio che la Francia spera di produrre entro il 2030.