Per tutte le trivelle! Il decreto Energia sblocca i giacimenti davanti al Delta. Arrabbiati veneti e verdi
Secondo gli esperti della Regione l’estrazione di gas nel mare Adriatico "Risulta inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico"
Con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge Energia, di fatto il Governo Meloni ha confermato in via definitiva lo sblocco dei giacimenti profondi di metano al largo nell’Adriatico a nord del parallelo di Goro fino all’altezza del 45° parallelo, cioè nel mare al largo della bocca del Po di Venezia, alla distanza di almeno 9 miglia nautiche dalla costa (16,6 chilometri).
Da tempo protestano numerosi comitati del Veneto, i quali temono che l’estrazione di metano dai giacimenti profondi al largo in Adriatico possa generare anche sulla terraferma fenomeni di abbassamento del suolo, come quelli che erano accaduti nel Polesine dagli anni ’30 agli anni ’60 sui terreni soprastanti i pozzi di estrazione delle acque dalle falde poco profonde. Protestano anche i Verdi.
Il Polesine e i giacimenti
È un processo naturale il compattarsi dei suoli incoerenti, formati cioè da sabbie, ghiaie, argille e fanghi, ma questa subsidenza viene accentuata e accelerata quando dal sottosuolo si estraggono acque, come era accaduto con l’abbassamento di Venezia per l’estrazione di acque industriali, con la Romagna per l’estrazione delle acque potabili e con il Polesine con l’estrazione delle acque metanifere. Il fenomeno si rileva sopra i pozzi di emungimento delle acque e nelle vicinanze.
Per quanto riguarda il via libera all’estrazione di metano da giacimenti profondi al largo nell’Adriatico, si tratta delle concessioni A.C14.AS, con i giacimenti Gaia e Rosanna, e A.C15.AX, con i giacimenti Valentina, Raffaela, Emanuela e Melania, facenti capo a Eni ed a Energean.
Il decreto
Il testo dice: “È consentita, per la durata di vita utile del giacimento, la coltivazione di gas naturale sulla base di concessioni esistenti ovvero di nuove concessioni rilasciate nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri a sud e che dista almeno 9 miglia dalle linee di costa”.
Protesta Bonelli dei Verdi
“Il decreto Energia del Governo sblocca definitivamente le trivellazioni alle 9 miglia marine, e questo consente di autorizzare nuove concessioni rimuovendo il divieto di trivellare il golfo di Napoli, il golfo di Salerno, le Isole Egadi e vicino alla laguna di Venezia”, afferma il portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, “un attacco ad aree di alto valore ambientale e storico. Sempre nel decreto Energia si dà il via libera, con le nuove procedure di semplificazione, alla realizzazione di nuovi impianti di rigassificazione a Porto Empedocle e Gioia Tauro”.
Gli esperti della Regione Veneto
Anni fa le Regioni Veneto ed Emilia Romagna e il Governo avevano istituito un Tavolo Tecnico Idrocarburi composto da funzionari del ministero dell'Ambiente, di Ispra e delle Regioni Veneto ed Emilia Romagna per approfondire il rischio di subsidenza, cioè l’abbassamento del suolo. Il Veneto era andato oltre e aveva istituito un suo gruppo di lavoro sulla “valutazione preliminare degli aspetti ambientali legati a interventi di estrazione di gas naturale nell'Alto Adriatico". Un mese fa gli esperti di questa commissione di valutazione nominata dalla Regione del Veneto avevano detto: "Si ritiene che le carenze conoscitive evidenziate non consentano di escludere effetti significativi sull'ambiente marino e costiero del Polesine e del Delta del Po e pertanto le estrazioni di gas non debbano essere autorizzate". Ciò vale "fintantoché non vengano messi a disposizione del tavolo tecnico-scientifico tutti gli elementi specifici con cui poter valutare l'impatto delle estrazioni". I periti sono Massimo Fabris, Pietro Teatini, Filippo Catani (Università di Padova); Luigi Tosi (Cnr); Fabio Pranovi e Gabriella Buffa (Ca’ Foscari); Stefania Tonin, Francesco Musco (Iuav).
Dicono che i dati non sono sufficienti: "Il quadro conoscitivo rispetto agli effetti ambientali generati dall'estrazione di idrocarburi nell'Alto Adriatico risulta ad oggi incerto e frammentato". Aggiungono che "l'attività di estrazione del gas metano dal sottosuolo provoca sempre subsidenza, non è ancora noto se l'entità del fenomeno indotto dalla produzione dei giacimenti citati sull'area del Delta del Po possa essere tale da contribuire a modificare in modo permanente l'assetto del territorio e comportando, di conseguenza, l'incremento di rischio idraulico, di erosione della costa e delle morfologie lagunari, nonché dell'intrusione salina sia negli acquiferi che lungo le foci fluviali". Inoltre secondo i periti potrebbero esserci effetti sugli habitat: "L'attività estrattiva genera impatti sull'ambiente marino e costiero in un area di particolare pregio oggetto di specifiche misure di protezione finalizzate al miglioramento dello stato di conservazione delle specie presenti di tursiopi e di tartarughe marine”. Entrano anche in valutazioni sulla qualità dell’investimento: “L’interesse minerario legato ai quantitativi di metano estraibile non è compatibile con gli interessi pubblici”. In sostanza: "Risulta inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico".