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Per tutti gli isotopi! In Italia i rifiuti radioattivi stabili per quantità, in calo la loro radioattività

where Roma when Lun, 05/12/2022 who roberto

Reso pubblico il rapporto dell’Ispettorato sicurezza nucleare sulle scorie prodotte e tenute in Italia; nel 2021 il volume è cresciuto di 61 metri cubi su 31mila

Nel 2021 è cresciuto il volume rifiuti-radioattivi.jpgdei rifiuti radioattivi detenuti in Italia: il totale, al 31 dicembre dello scorso anno, era di 31.812,5 metri cubi, con un aumento di 60,9 metri cubi rispetto al 2020. Queste e altre informazioni sono contenute nel nuovo “Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi” dell’Ispettorato sulla sicurezza nucleare Isin, disponibile online sul sito web www.isinucleare.it.

Il documento contiene informazioni relative a volumi, masse, stato fisico, attività specifica, contenuto di radioattività e condizioni di stoccaggio dei rifiuti, compresi il combustibile esaurito e le sorgenti dismesse. Predisposta sulla base dei dati che, annualmente, i diversi operatori, ai quali compete la responsabilità primaria della detenzione e gestione in sicurezza dei rifiuti stessi, trasmettono all’Ispettorato, la nuova edizione è aggiornata al 31 dicembre 2021.
 
Dove aumentano le scorie accumulate
Le variazioni in positivo, in termini di volume, coinvolgono le regioni Piemonte (da 5.384 a 5.824 metri cubi, +440 metri cubi), Toscana (da 894 a 1.034 metri cubi, +140 metri cubi), Lazio (da 9.504 a 10.026 metri cubi, +522 metri cubi), Basilicata (da 3.526 a 3.822 metri cubi, +296 metri cubi) e Puglia (da 535 a 625 metri cubi, +90,53 metri cubi): a determinare questo aumento è la produzione di nuovi rifiuti radioattivi, determinata da attività di smantellamento e decontaminazione.
 
Dove diminuiscono le scorie accumulate
Diminuisce, al contrario, il volume di rifiuti radioattivi detenuti in Lombardia, Emilia-Romagna e Campania. La variazione, in negativo, in Lombardia (da 6.167 a 6.110 metri cubi, -57) è determinata dal bilancio tra nuovi rifiuti prodotti e trattamento di riduzione di volume su quelli già presenti lo scorso anno; nel caso dell’Emilia-Romagna, la sostanziale diminuzione dei rifiuti (da 2.837 a 1.880 metri cubi, - 957 metri cubi) è dovuta al completamento del trasferimento in Slovacchia delle resine della Centrale di Caorso per il loro condizionamento mediante incenerimento. Il volume di rifiuti presso la Centrale di Caorso è infatti passato da 1.816,52 (dato del 2020) a 1.201,01 metri cubi al 31 dicembre 2021 (-615,51).
L’invio di materiali metallici radioattivi dalla Centrale di Garigliano all'estero, per il loro trattamento mediante fusione, è all’origine della diminuzione di rifiuti radioattivi detenuti in Campania (da 2.905 a 2.490 metri cubi, -415).
Attività di smantellamento e bonifica, invece, sono all’origine dell’aumento di rifiuti radioattivi presenti nella Centrale di Latina (2.389,88 metri cubi, +540,88 metri cubi rispetto al 2020). Ed è proprio il Lazio a confermarsi la regione con il volume maggiore di rifiuti radioattivi detenuti: con 10.026 metri cubi, detiene il 31,52% del totale nazionale.
 
Per radioattività in testa il Piemonte e Campania
Prima di tutto, una spiegazione: la radioattività è espressa in gigabequerel, la cui sigla è GBq. Per motivi di standard redazionale, qui l’unità di misura gigabequerel è scritta in modo tecnicamente impreciso senza usare maiuscole.
In termini di radioattività, la regione che figura al primo posto è il Piemonte (2.023.654 gigabequerel, pari al 72,65% del totale nazionale), seguito da Campania (353.868 GBq, pari al 12,70% del totale), Basilicata (243.578 GBq, l’8,74% del totale), Lombardia (98.396 GBq, 3,53%), Lazio (57.758 GBq, 2,07%) Toscana (7.007 GBq, 0,25%), Emilia Romagna (1.125 GBq, 0,04%) e Puglia (8 GBq).
In calo l’attività di sorgenti dismesse (-37.997,5 gigabequerel rispetto al 2020, per un totale di 837.788,2 GBq) e combustibile irraggiato (-863,2 terabequerel rispetto al 2020, per un totale di 33.280,3 terabequerel): questa variazione è dovuta al fenomeno fisico del decadimento dell'attività di tali rifiuti.
 
Dov’è il combustibile delle quattro centrali atomiche
Il 99% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non si trova più in Italia: è stato inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato sottoposto a riprocessamento. I rifiuti radioattivi generati faranno rientro in Italia.
 
La radioattività emessa
L’attività totale dei rifiuti radioattivi detenuti in Italia è pari a 2.785.393,9 gigabequerel, con una diminuzione, rispetto al 2020, di 43.541,16 GBq.
I rifiuti radioattivi presenti in Italia, secondo la classificazione vigente (D.M. 7 agosto 2015) sono: a vita molto breve (1014 metri cubi, con una diminuzione pari a 277,41 metri cubi rispetto al 2020), ad attività molto bassa (17.096,64 metri cubi, con un aumento di 2.478,35 metri cubi), a bassa attività (10.426,43 metri cubi, -2.273,64 metri cubi rispetto al 2020) e a media attività (3.275,39 metri cubi, +133,56 metri cubi).
Il rapporto Isin contiene, inoltre, informazioni in merito a materiali e rifiuti radioattivi derivanti da attività di bonifica e stoccati in depositi locali. Si tratta di contaminazioni derivanti da eventi incidentali di fusione di sorgenti radioattive verificatesi presso installazioni industriali. L’Inventario ne riporta l’elenco aggiornato a seguito delle ricognizioni effettuate in collaborazione con le Arpa e con le prefetture interessate, con l’indicazione della tipologia di rifiuto prodotto, l’isotopo rilevato, la stima dell’attività, della massa e del volume. Le installazioni industriali monitorate sono attualmente 18, di cui 15 in Lombardia, 1 in Veneto e 2 in Toscana.
 
L’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi Isin è disponibile sul sito web istituzionale al link: https://www.isinucleare.it/sites/def...

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