Tutto sui biocarburanti. Così gli ecologisti spiegano il no alle auto a biometano, alcol & C.
In una lettera al ministro Pichetto contestano anche il biodiesel da oli non alimentari ritenuto non paragonabile alle altre fonti rinnovabili
Legambiente, Greenpeace Italia, Wwf Italia, Kyoto Club, Transport & Environment, Clean Cities Campaign Italy, Campagna Sbilanciamoci! e Cittadini per l'Aria hanno inviato una lettera congiunta al ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, per esprimere forti perplessità sul contenuto del nuovo Decreto biocarburanti e per sollecitare un incontro per discutere sul tema in questione, sulla revisione del Pniec (Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima) e sull’abbandono delle auto a carburante (“sul phase out delle auto endotermiche”).
Nella lettera, le associazioni sollecitano il ministro a promuovere le rinnovabili elettriche e il biometano destinato agli usi non elettrificabili (escluso l’uso come carburante per auto). Dal Decreto si evince, infatti, che non verranno promosse le rinnovabili nei trasporti, ma verranno sostenuti solo i biocarburanti e, in futuro, i carburanti sintetici e quelli con CO2 "riciclata", provenienti da rifiuti. Il decreto inoltre non menziona l'elettricità da fonti rinnovabili per alimentare le auto elettriche e i mezzi pubblici (“il Tpl”) come tram, autobus, metropolitane.Afferma la lettera che i biocarburanti, anche quelli avanzati, non sono a "zero emissioni" e quindi non sono paragonabili alle altre fonti energetiche rinnovabili.
Inoltre, gli ambientalisti nel documento ribadiscono che un quarto dei biocarburanti rappresenterebbero un falso biodiesel perché gli importatori di oli vegetali usati hanno fornito certificazioni che non piacciono agli ecologisti, i quali ritengono queste certificazioni non credibili a differenza di quelle previste per gli oli provenienti dalla raccolta differenziata dei consorzi di riciclaggio nazionali (Conoe e Renoils).
Secondo le organizzazioni ecologiste ciò porta a “triplicare le emissioni di CO2” e a “bruciare le foreste tropicali del sud-est asiatico per far posto alla coltivazione delle palme”.