Veleni senza permesso. Ilva: Peacelink trova piombo nelle urine dei tarantini
Dai sindacati fino alla chiesa: parte la mobilitazione di solidarietà con gli operai. Ma la procura annuncia che andrà avanti con lo spegnimento dell’impianto. Ferrante avrebbe pronto un crono programma per abbattere le emissioni inquinanti. Clini: possibile allinearsi agli standard Ue in quattro anni. Peacelink trova piombo nelle urine dei tarantini. Leggi in pagina Approfondimenti il Protocollo d’intesa per interventi urgenti di bonifica
È iniziata la settimana decisiva per le sorti dell’Ilva di Taranto. Sindacati, associazioni e perfino la chiesa hanno fatto partire la mobilitazione di solidarietà con le migliaia di operai che rischiano di perdere il lavoro. E torna l’incubo dei blocchi in città, perché la tregua decisa da lavoratori e parti sociali potrebbe rompersi da un momento all’altro. La procura, irritata per le troppe ingerenze, ha fatto sapere che andrà avanti nello spegnimento degli impianti. Giovedì è previsto lo sciopero generale.
Intanto in queste ore sono attesi due passaggi importanti per la vicenda. In primis, il consiglio comunale di Taranto, con il sindaco, Ezio Stefano, atteso a decisioni concrete per salvaguardare i posti di lavoro degli oltre 11mila dipendenti diretti del polo siderurgico. E successivamente il faccia a faccia tra gli inquirenti e il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante. Secondo il quotidiano “La Repubblica”, il presidente potrebbe prospettare i primi interventi per limitare le emissioni inquinanti dei sei reparti finiti sotto accusa: un primo approccio per giungere a un cronoprogramma che abbatta gli effetti dei provvedimenti giudiziari.
Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sostiene che l’impianto potrebbe allinearsi agli standard europei in quattro anni. “La nostra convinzione – spiega il ministro – è che l’Ilva possa continuare a produrre acciaio e rapidamente allinearsi agli standard e alle indicazioni della Ue. L’inquinamento – ha proseguito Clini – è conseguenza di una storia di decenni. Da tre anni, e in particolare nell’ultimo anno, sono state date all’Ilva prescrizioni precise finalizzate ad abbattere gli inquinanti forse causa di malattia. Grazie a queste indicazioni i livelli di diossina sono diminuiti di centinaia di volte e oggi sono i più bassi degli impianti siderurgici in Ue”.
Di diverso avviso il gip, Patrizia Todisco: “Gli indagati sapevano da anni di avvelenare la città ma non si sono fermati. L’inquinamento, fatto per profitto, è ancora in corso”, taglia corto. La Riva, proprietaria dell’acciaieria, è peraltro già stata condannata per inquinamento. Il 20 settembre del 2005 e l’8 marzo del 2006 i giudici della cassazione condannarono Emilio Riva e i vertici del gruppo a un anno e sei mesi di reclusione: “Le condanne non furono scontate perché condonate dall’indulto”, afferma in una nota il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. “In quella sede la regione, con l’allora presidente Fitto, provincia e comune rinunciarono alla costituzione di parte civile – prosegue Bonelli. – Gli operai di Taranto sono vittime, come lo sono i cittadini che si ammalano e muoiono, come lo sono i bambini a cui è stato vietato da un’ordinanza del sindaco di toccare la terra perché inquinata”.
Infine, c’è il drammatico capitolo che riguarda le malattie. Per l’ematologo dell’ospedale di Taranto, Patrizio Mazza, per salvaguardare la salute degli abitanti dell’area di Taranto l’unica soluzione è chiudere l’impianto. Mazza da anni denuncia l’aumento dei tumori nella zona. Secondo l’Istituto superiore di sanità qui il tasso di mortalità tumorale è più alto del 10-15% rispetto alla media.
Non fa sconti nemmeno Peacelink Taranto: “Nelle urine dei tarantini è stata riscontrata addirittura la presenza del piombo, sostanza neurotossica e cancerogena”, riferisce in una nota il presidente Alessandro Marescotti, citando i dati del biomonitoraggio sui metalli pesanti presentati a Oxford in un convegno scientifico. I dati sono frutto di una ricerca condotta da un gruppo di studiosi americani e italiani di cui ha fatto parte anche il dirigente di Arpa Puglia, Giorgio Assennato.