Direttiva Case Green, la Commissione UE approva una versione più morbida. Salve le caldaie a gas fino al 2040
Il quadro della nuova Direttiva è reso più flessibile e concreto anche dall’attribuzione di un obiettivo nazionale cumulativo
È stato rivisto con una scadenza più lunga e strumenti più sostenibili finanziariamente il testo finale della Direttiva EPBD, la cosiddetta “Case green” che la Commissione ITRE (Industria, Ricerca ed Energia) del Parlamento europeo ha votato e approvato. Molti Paesi europei tra cui l’Italia hanno espresso soddisfazione anche solo per il risultato di dover dare l’addio alle caldaie alimentate a gas al 2040, anno in cui biometano o idrogeno verde, potranno essere disponibili su scala più ampia rispetto al presente nelle reti di distribuzione. Non solo: il quadro della nuova Direttiva è reso più flessibile e concreto anche dall’attribuzione di un obiettivo nazionale cumulativo, e non vincolante per singolo edificio: in altre parole ogni paese potrà modulare obblighi (e incentivi) sulla totalità del proprio parco edilizio, rendendo prioritari gli sforzi sugli edifici o sui distretti più facilmente ammodernabili.
Cosa prevede nel dettaglio
Ma vediamo cosa dice l’impianto generale della proposta della Commissione europea che dovrà essere votata in Parlamento. Dunque, a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero. Per gli edifici pubblici, questo standard si applicherà a partire dal 2028. Entro il 2050 l’intero patrimonio edilizio esistente dovrà essere a emissioni zero. Al centro della proposta dell’Esecutivo comunitario c’erano però gli standard minimi di prestazione energetica – contenuti nell’articolo 9 – con cui Bruxelles aveva proposto di inserire un obbligo di ristrutturare almeno il 15 per cento degli edifici con le peggiori prestazioni in ciascun paese dell’Ue. I negoziatori hanno confermato di volersi lasciare alle spalle l’idea di inserire requisiti di ristrutturazione dell’Ue per i singoli edifici basati su classi energetiche armonizzate, preferendo un approccio in cui vengono stabilite le medie di riferimento per ciascun Paese sull’intero patrimonio edilizio.
Per gli edifici non residenziali, i negoziatori hanno stabilito che almeno il 16 per cento degli edifici con le peggiori prestazioni sarà destinato alla ristrutturazione entro il 2030 e il 26 per cento entro il 2033. Quanto agli edifici residenziali, le case, si applicherà un obiettivo medio settoriale di riduzione dell’energia, con una riduzione del consumo energetico del 16 per cento nel 2030 e del 20-22 per cento entro il 2035.
Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo ed è prevista una clausola aggiuntiva che mira a premiare “gli sforzi iniziali”, ovvero premia gli Stati membri che hanno adottato misure tempestive. L’accordo prevede inoltre una serie di esenzioni che gli Stati membri possono applicare per gli edifici storici, per gli edifici agricoli, per scopi militari e, ancora, edifici utilizzati solo temporaneamente. Tra i dettagli stabiliti nel corso del negoziato interistituzionale è stato posticipato dal 2035 (come da proposta dell’esecutivo comunitario) al 2040 l’obbligo di dire addio alle caldaie alimentate da combustibili fossili per il raffrescamento e riscaldamento delle case, una questione cara anche all’Italia. I co-legislatori hanno inoltre concordato di porre fine a tutti i sussidi per le caldaie autonome entro il 2025. Quanto all’installazione di pannelli solari sui tetti, l’obbligo riguarderà solo i nuovi edifici, gli edifici pubblici e non residenziali a partire rispettivamente dal 2026 al 2030. Ma gli Stati membri dovranno inoltre attuare strategie, politiche e misure nazionali per l’installazione di impianti solari anche negli edifici residenziali. Una volta confermato l’accordo e pubblicato in Gazzetta, l’attuazione delle norme dovrebbe iniziare nel 2026.
Il parere positivo di Assotermica
Il presidente di Assotermica – Associazione produttori apparecchi e componenti per impianti termici federata Anima Confindustria – Alberto Montanini ha detto che "l’accordo raggiunto in Parlamento europeo è motivo di soddisfazione per il nostro comparto industriale. L’apertura a un approccio multi-tecnologico (oltre che multienergetico e multitarget), che prevede la coesistenza di una pluralità di tecnologie efficienti, rende più agevole il percorso verso l’ambizioso obiettivo di un’edilizia e di un’impiantistica green, rispetto a quanto prospettato in precedenza. Se in un primo momento si era prefigurata l’ipotesi di mettere al bando le caldaie a gas (anche quelle omologate per funzionare con miscele di gas rinnovabili), la revisione della direttiva dimostra che sia stato pienamente riconosciuto il ruolo che i combustibili green, usati dalle caldaie e più in generale dagli apparecchi green gas ready, giocheranno nella transizione che, come dice la parola stessa, è un momento di trasformazione e non di rottura con il passato".