EBS: dalle biomasse solide energia rinnovabile e programmabile per il sistema Paese
La programmabilità di questa fonte fornisce un contributo importante alla decarbonizzazione: l'intervento di EBS all'Italian Energy Summit
Ogni anno 2,5 milioni di tonnellate di materiale residuale che diventerebbe scarto da smaltire viene trasformato in energia attraverso il funzionamento delle centrali a biomasse solide, secondo il modello dell'economia circolare, come ha sottolineato il presidente dell’Associazione EBS Antonio Di Cosimo, intervenuto all'Italian Energy Summit: "Pensate a cosa accadrebbe se si fermassero le nostre centrali, presenti in tutta Italia. Non avremmo più una fonte continuativa e programmabile di energia rinnovabile e migliaia di imprese dovrebbero sostenere un costo per smaltire migliaia di tonnellate di scarti, con il rischio che alcune brucino nei campi questo materiale generando un impatto ambientale enorme. Stiamo parlando della quasi totalità della viticoltura, dell'olivocoltura, delle piantagioni di frutta, gli scarti delle segherie e dell'industria del legno".
Una fonte programmabile
Le biomasse solide sono una fonte di energia rinnovabile programmabile in grado di funzionare oltre 8mila ore l'anno. Una risorsa importante nella decarbonizzazione. "Migliaia di imprese agricole, di industrie e di artigiani, invece di dover pagare per smaltire le biomasse ricevono un compenso economico dagli operatori del settore per inviarle alle nostre centrali alimentando la filiera. Per questo motivo il nostro comparto attinge da un sistema di incentivi. Siamo l'unica rinnovabile che deve sostenere il costo del carburante per poter funzionare, trasferendo quegli incentivi su una filiera che conta oltre 2 mila aziende fra produttori, fornitori e trasportatori con decine di migliaia di lavoratori".
Costi e benefici
Il rapporto tra i benefici e i costi per il sistema Paese resta positivo contando anche gli incentivi. Di Cosimo ha aggiunto: "L'obiettivo dovrebbe essere quello di aumentare le centrali per mandare tutta la biomassa non diversamente utilizzabile a produrre energia. Anziché essere abbandonata nei campi, verrebbe così smaltita in impianti come i nostri dotati di filtri e sistemi di abbattimento delle emissioni. Invece, il nostro settore vive una grande incertezza e di questo passo gli impianti saranno costretti a chiudere già a partire dal prossimo anno. Il quadro regolatorio non è mai stato pienamente definito e questo impedisce investimenti. E, recentemente, le incognite sono aumentate. La direttiva europea REDIII considera praticamente tutto il materiale residuale del bosco come biomassa primaria che non può essere utilizzata. Se non abbiamo le risorse per pagare la biomassa è evidente che, per l’agricoltore, è più conveniente bruciarla in campo. Diminuiranno anche le risorse per la pulizia dei boschi o la manutenzione degli argini dei fiumi, con un conseguente maggior rischio idrogeologico. Pensate alla tempesta di Vaia di qualche anno fa. Gli alberi sono stati utilizzati fin dove possibile nelle segherie, ma tutto il resto? Gli scarti? Le radici? Senza le centrali a biomasse solide questi sono problemi che non hanno una soluzione sostenibile", ha concluso il presidente di EBS.